Giovanni Manna, esattamente nel corso del Social Football Summit, si è soffermato su tantissime vicende sul Napoli
Dopo la sosta di metà novembre, di fatto, il Napoli è atteso dalla sfida di domenica contro la Roma di Claudio Ranieri. Quest’ultimo, infatti, ha sostituito una settimana fa Ivan Juric sulla panchina giallorossa.
Il Napoli, dunque, cercherà di vincere contro la Roma per mantenere la vetta solitaria del campionato di Serie A. Tuttavia, il pomeriggio di oggi è stato contraddistinto dalle dichiarazioni di Giovanni Manna rilasciate durante l’evento ‘Social Football Summit’
Napoli, Manna: “Campionato lungo. Ecco come mi ha contattato il Napoli”
Ecco le parole del dirigente: “Scudetto? Direi che è anche un pochino prematuro, il campionato è lungo. Sappiamo da dove siamo partiti e stiamo lavorando per ritornare a quello che è stato il Napoli di De Laurentiis negli ultimi anni, parliamo di una squadra che ha fatto coppe europee per 14 anni. Siamo focalizzati su quello. Se mi dà fastidio essere definito un direttore sportivo giovane? Fastidio no, all’inizio però è una pubblicazione. Ti approcci con persone che ammiravi, studiavi. Non è stato semplice. Io arrivo da un percorso accademico di studi non di calcio, è diverso. Il calcio sta cambiando e ci sono tante proprietà straniere, bisogna avere competenze anche che non sono prettamente di campo, la comunicazione è cambiata dovendosi apportare a figure straniere”.
Il direttore sportivo partenopeo ha poi continuato il suo intervento: “Squadra Under 23? Io inizio questo lavoro quasi per caso, lavoravo come team manager a Lugano con Zeman senza una struttura, ma il mister disse al presidente “io parlo solo con lui” e diventai ds. Ho fatto da autodidatta, alla Juve ho imparato. Fabio Paratici era un riferimento per tutti quelli che iniziavano con la Juve che vincevano gli scudetti. Sulla seconda squadra è complicato perché non è un prodotto fine a sé stesso. La seconda squadra è la conclusione di un percorso lungo, in questo momento a Napoli non abbiamo la struttura per fare la seconda squadra. Oggi, oggettivamente non ha senso, ma con l’idea di un nuovo centro sportivo si può pensare di valorizzare il settore giovanile. Io penso sia un supporto perché nel 2025 ormai i dati i numeri ti danno dei valori poi non ti danno tutto il resto, sono un po’ un romantico e penso ancora che il compito dello scouting sia andare a vedere le partite e conoscere il giocatore. Ci sono tanti variabili in una partita che non possono essere presi in considerazione. L’area scouting per me è fondamentale. Diritti d’immagine? Io mi ci sono trovato per la prima volta quest’anno e tante volte me ne dimenticavo, quando ti siedi per trattare è difficile. Prima di tutto convinco il calciatore quando viene a Napoli poi si sistemano le cose. Non abbiamo avuto troppe difficoltà. Il problema principale è sullo sponsor tecnico, non è solo la scarpa, è la felpa il cappellino, alcune volte i calciatori devono rinunciare a questi contratti”
Giovanni Manna prosegue: “Per la prima cosa bisogna essere concentrati in quei momenti importanti della stagione. Bisogna essere lucidi e non farsi pervadere dall’emozione e dal sentimento del tifoso. Napoli è una città calda che ci sta dando tanto, non me l’aspettavo. Me l’aspettavo pressante, ma non così. Ogni giorno la gente chiede e ti senti in dovere di dare. Cinquantacinque mila persone ovunque, positive, anche l’anno scorso è stato difficile ma sono stati positivi. Noi non ci pensiamo, e forse questo è positivo, pensiamo solo a lavorare con molta serenità. Se si pensa di poter perseguire un obiettivo complicato, ci si può far male. La mia esperienza ora è estremamente positiva, il presidente De Laurentiis ha uno spessore positivo, anche se da fuori ero preoccupato. Ci ha fatto lavorare, ci ha supportato. Anche la scelta dell’allenatore con cui lui aveva già parlato a ottobre per me è stato importante. Io ho 36 anni e avere un allenatore con uno spessore così elevato e questo curriculum mi ha aiutato. Per me è stata una scelta anche a tutela mia perché so che parlo ogni giorno con Antonio Conte e so che può darmi qualcosa. Per ora non ci sono problemi. Il presidente è molto esigente sotto altri aspetti quindi bisogna stare attenti tutti i giorni (ride, ndr)”.
Il dirigente ha svelato anche il primo approccio avuto con il Napoli: “A gennaio ho cambiato casa a Torino, perché non pensavo di andare via. Dopo Juventus Frosinone, la sera mi chiama un numero che non so e quindi non rispondo perché ero stanco. La mattina dopo mi richiama ed era il dottor Chiavelli e lo dico alla Juve. Poi dopo Chiavelli incontro anche De Laurentiis e mi dice: ‘Da qui a Pasqua decidiamo’. poi mi dice: ‘Abbiamo deciso, lei parli con sua moglie e ci faccia sapere’. Se ti chiama una società come il Napoli non puoi dire di no”.
L’attuale direttore sportivo azzurro ha parlato anche del primo incontro con Conte: “Ci siamo incontrati a casa sua. Ci siamo conosciuti perché non ci conoscevamo. Ho trovato una persona con idee molto chiare e abbiamo parlato di calcio tutto il tempo. Non ha detto “sì” subito anche se aveva già parlato con il presidente a ottobre. C’era da capire quelle che erano le sue idee, le nostre idee e quella che era la rosa attuale. Lui da subito ha detto ‘Di Lorenzo e Kvara non si toccano’. Un’infinità di alternative per ogni ruolo. È normale fare tanti sondaggi per tanti calciatori, perché può succedere sempre tutto. Inizialmente, ci dovevamo finanziare con la cessione di Osimhen perché voleva andare via. Con il mister abbiamo detto ‘mettiamo la fiche sul difensore che ci serve’. Buongiorno ci ha detto subito di sì e siamo stati fortunati. Non abbiamo ceduto e abbiamo avuto la fortuna che il Napoli ha lavorato così bene negli anni che abbiamo avuto la possibilità di investire e lo abbiamo fatto”.
L’intervento di Manna si focalizza poi sulla vicenda Osimhen e sul rinnovo di Kvara: “Osimhen? Noi abbiamo provato a finanziare in altri modi cedendo altri giocatori più piccoli. Siamo andati a step, abbiamo trattato i calciatori provando a farli tutti. Avevamo anche fatto Brescianini poi lo abbiamo perso, non è stato piacevole perché abbiamo fatto le visite mediche e lui poi sceglie altro. Poi parlando in modo oggettivo con Chiarelli e il presidente abbiamo deciso che in un momento di stallo bisognava investire e in meno di 10 giorni abbiamo fatto quelle trattative. La sconfitta di Verona non è stata determinante. Venivo da una settimana a Londra, dove avevo fatto tutto in testa ma le trattative non si sbloccavano per tanti motivi. Abbiamo avuto la fortuna che il presidente ci ha detto ‘andate’, dandoci una mano enorme. Io sono favorevole alle clausole perché intanto fissi un valore al tuo calciatore. Non ha creato problemi sulla clausola di Osimhen, i problemi sono arrivati dalla stagione non positiva dove i club volevano offrire di meno. Se il Napoli arrivava secondo o terzo, probabilmente Osimhen andava via con la clausola ma non si può sapere. Rinnovo Kvara? Noi vogliamo premiare quello che è stato il percorso di Kvara nel Napoli perché se lo merita. Noi vogliamo riconoscere a lui quello che ha fatto chiaro che poi ci sono tante dinamiche dove dobbiamo trovarci d’accordo. Non mi piace vivere questa situazione. Ne abbiamo parlato ma penso che se non si risolve ne parliamo a giugno non abbiamo un arco temporale, non vogliamo spostare l’attenzione su quello che è il campo, siamo d’accordo con il calciatore. Il mercato di gennaio è un mercato complicato, vediamo dove arriviamo e poi facciamo le scelte. Stiamo sempre attenti per cercare di migliorare quella che è la cosa importante, se ci saranno delle opportunità le coglieremo. Abbiamo investito tanto quindi non ci saranno grandi colpi. L’oggettività è che la squadra era stata costruita su un altro sistema di gioco poi il mister è così intelligente che è riuscito a cambiare. Dobbiamo fare le cose con senso logico, non tanto per fare”.
Ancora Manna: “Fine del calciomercato prima dell’inizio del campionato? È una cosa che può essere logica perché togliamo degli alibi anche al sistema. Ci sono giocatori che giocano poi vanno messi fuori rosa perché devono andare via. Però deve essere il sistema europeo che va nella stessa direzione. C’è questa idea ma o tutti o nessuno. Deve essere più o meno uguale, uno o due giorni di differenza va bene ma non troppo. Lukaku? Romelu è un calciatore che in Italia fa comodo a tutti quindi meglio averlo sempre che non averlo. È una certezza in termini realizzativi. Lukaku sposta nel campionato italiano. Lukaku ha fatto quattro gol e quattro assist: sta facendo le sue partite. Non è un calciatore che si può discutere. Lukaku e Osimhen sono due calciatori diversi. Romelu è fortemente voluto venire a Napoli grazie all’allenatore, ha fatto oltre 300 gol in carriera non si può discutere. Non fare le coppe è un vantaggio oggettivo in termini di lavoro. A questo livello, però, non è un vantaggio, perché i calciatori che vengono a Napoli sono abituati a giocare ogni tre giorni, il calciatore guarda le partite e le competizioni le vuoi fare. Rosa più ampia significa costi più alti perché attualmente il costo del lavoro nel mondo del calcio è aumentato in maniera esponenziale. O si fa come la Juventus con la seconda squadra che ti permette di far fare ai ragazzi presenze in un campionato temprante”.
Il direttore sportivo parla di McTominay: “L’ho chiesto in prestito. La Serie A in termini fisici è sotto la Premier League. Pensiamo che la Serie A stia scemando ma il percorso italiane negli ultimi anni in Europa è molto produttivo. Siamo noi che ci sottostimiamo, perché poi arriva un calciatore dalla Premier che dice che il livello è alto. Noi non possiamo competere in termini economici. Con un po’ di fantasia si riescono a portare calciatori come McTominay. L’entusiasmo che ha la gente è incredibile, ti senti parte di qualcosa, ti fanno sentire parte di qualcosa e va gestito. Non siamo tanti ma c’è un gruppo di lavoro molto coeso e organizzato. Poi abbiamo la fortuna di avere uno staff dell’allenatore molto preparato”.
Giovanni Manna parla anche dell’obiettivo di portare al Napoli un nuovo calciatore sudamericano: “Napoli e Sud America è un connubio storico. C’è questa idea ma in questo momento l’obiettivo è consolidare la rosa perché poi per i sudamericani serve un periodo di formazione più alto e quindi è una scommessa. Higuain arrivava dal Real, Cavani dal Palermo, Lavezzi è cresciuto con il Napoli. Qualcosa mi piacerebbe fare”.
Il dirigente ritorna sul centro sportivo: “Il presidente sta lavorando assiduamente con Chiavelli su nuovo centro sportivo e nuovo stadio. Stanno lavorando con il comune. È chiaro che con un centro sportivo di proprietà si può fare qualcosa di diverso. In questo momento tra Castel Volturno, Cercola e i Kennedy è difficile. Con quello che vuole fare il presidente si può fare qualcosa di diverso. È stato peggio quando negli ultimi giorni di mercato in città mi chiedevano ‘arriva qualcuno?’ Invece di ‘chi arriva’. Per vincere bisogna costruire e bisogna saper costruire anche la vittoria, la gestione della vittoria. Quando vinci dopo trentatré anni non è facile gestirla anche se il Napoli ha fatto un lavoro importante. Forse bisognava capire che bisognava fare un lavoro diverso. Quando partono male le stagioni è complicato raddrizzarle”.