Il silenzio misterioso di Aurelio De Laurentiis

Il Napoli ha bisogno di un condottiero. Chi in questi due mesi e mezzo – anzi no facciamo in questi due, tre anni – non ha sentito questa frase? Tutti chiedono la presenza di un uomo forte in grado di prendere per mano la squadra e condurla nelle insidie di una stagione, negli ostacoli che nascono sia sul campo sia fuori dal prato di gioco. Hamsik, Higuain, Insigne, lo stesso Benitez, si sono dimostrati essere non pienamente convincenti in questo ruolo delicato. L’anno scorso c’era Reina, ma oggi il portierone spagnolo è relegato nell’infermeria del Bayern Monaco. Insomma chi deve prendere le redini del comando tra gli azzurri?

La risposta è soltanto una. Aurelio De Laurentiis. Il presidentissimo da quando nel 2004 ha acquisito la società, si è catapultato in un mondo che non era il suo. Uomo romano venuto dal cinema, ha dovuto cambiare città e soprattutto settore di investimento per il suo lavoro. Dal 2004, tutto il peso del Napoli è nelle sue mani. Ogni singola azione che riguardasse la squadra lo ha visto in prima linea e ci ha sempre messo la faccia quando c’era da farlo. Ha esonerato Reja, poi Donadoni, poi ha deciso di prendere Benitez per il dopo Mazzarri. In tutto questo giro, durato una decade, l’unica figura certa era sempre lui. Una persona non certo di carattere semplice. Quando c’era qualcosa di scomodo da dire, non si è mai fatto pregare e non ha certo nascosto i suoi dubbi sul calcio italiano. 

In questa stagione però qualcosa è cambiato. Relativamente in peggio rispetto alle scorse annate. Quei discorsi lunghi ai microfoni di Sky e di Mediaset, quelle parlantine ammalianti ed i toni duri sono venuti a mancare, perché quest’anno il presidente non ha mai aperto bocca per proferire un messaggio ed ha delegato la sua presenza alla squadra soltanto con una serie di messaggi via Twitter.

Con questo non si deve minimamente ipotizzare una questione di disinnamoramento verso il Napoli – nonostante le continue voci di una società in vendita –  ma piuttosto è utile andare ad analizzare i motivi di questa diversa impostazione comunicativa. Sono successe tante cose personali a De Laurentiis da settembre sino ad oggi, cose su cui noi non vogliamo e non dobbiamo mettere bocca, però oltre a questo sono accadute anche cose sportive che forse hanno fatto storcere un poco il naso al presidente.

L’eliminazione di Champions è stata innanzitutto una mazzata non da poco soprattutto per lui. Il malumore dei tifosi poi sicuramente è arrivato alle sue orecchie, basta soltanto pensare alla partita interna contro il Chievo (seconda di campionato) quando dalle curve partivano cori contro la dirigenza. A tutto questo si è aggiunta anche una non continua resa della squadra, con risultati ora bassi poi alti poi nuovamente bassi. Insomma un’altalena di situazioni che hanno tenuto il massimo esponente azzurro lontano dai riflettori, proprio in un momento in cui sarebbe veramente utile esporsi, però in prima persona.

Se quest’anno il motore partenopeo non carbura al meglio, a maggior ragione sarebbe utile avere quel pilota che ha preso in mano la macchina nei momenti di difficoltà precedenti. Le ultime apparizioni di DeLa in pubblico ce le ricordiamo in quel di Dimaro, quando si parlava ancora di scudetto e quando lo stesso presidente chiedeva la vicinanza dei tifosi per quella che doveva essere una lunga battaglia contro la Juventus e la Roma. Quasi utopia oggi. E proprio per questo, la piazza vuole nuove risposte rispetto ad un discorso che oramai è diventato vecchio, se non proprio stantìo.

Ai napoletani, quindi, serve ritrovare quella figura di riferimento che nel bene o nel male, riusciva a compattare dirigenza, giocatori e tifosi. Twitter sarà anche lo strumento innovativo del XXI secolo, ma nessun oggetto o nessuna scritta su internet potrà mai sconfiggere la potenza della voce umana. A beneficiare di un riapparizione in pompa magna di De Laurentiis sarebbero tutti quelli che hanno a cuore i colori azzurri. E chissà se un ritorno del condottiero potrebbe poi portare anche a nuovi traguardi, quei traguardi promessi che la piazza aspetta da tanto e troppo tempo.

Gennaro Sgambati

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