Una domenica amara a metà per Pepe Reina ma il riscatto è già pronto

La spalla di Pepe Reina che spinge il pallone nella sua porta regalando il pareggio al Livorno sul colpo di tacco di Mbaye e intristisce il Napoli all’ennesima occasione perduta passa nei malinconici archivi delle sventure dei portieri, eroi solitari, gatti volanti, giaguari (Castellini), kamikaze (Ghezzi), Nembo Kid (Zoff) e Batman (Taglialatela), pantere, falchi e cinghialoni (Peruzzi) ai quali le stelle graffiano la gloria riservandogli l’umiliazione dell’autogol quasi sempre prodezza goffa delle svirgolate di piede dei difensori. Se i calcoli sono esatti, si contano 67 autoreti dei portieri da quando esiste il campionato italiano. Non trovo ragguagli precisi per individuare la prima topica di un “numero uno”, né chi tra i pali risulta in maggiore confidenza con la papera ultima, comica e imperdonabile per un ruolo che consente di parare con mani, piedi, sedere (Casari) e ogni parte del corpo (Garella). L’autogol di Reina a Livorno, nel giorno in cui il portierone spagnolo ha indossato una triste divisa grigio-ferro, anziché la solita maglia colorata, bandiera della sua classe allegra, non ha avuto niente di comico mentre gli franava addosso Britos, ma è stato un puro infortunio, un accidenti di quelli che gli spudorati del pallone confezionano in certe partite che non hanno un senso e allora le riscattano dispensando un errore memorabile perché quel match sia comunque ricordato.

CURIOSITA’. Guarda, caso, domenica sera al San Paolo, saranno di fronte i due portieri che, di recente, hanno sfregiato la loro carriera eccelsa. Non solo il Reina di Livorno, ma il nostro caro ex azzurro Morgan De Sanctis, il portiere meno battuto della serie A, l’estremo baluardo della Roma, incorso in due clamorosi infortuni, quest’anno in Coppa Italia contro il Napoli e tre anni fa tra i pali del Napoli contro la Roma al San Paolo. Nella sfida di Coppa all’Olimpico, 3-2 per la Roma, il Napoli tentando la rimonta andava a segno su un cross di Higuain che confondeva Benatia inducendolo a un tocco maldestro e ancora di più ingannava De Sanctis che si faceva sfuggire la palla in rete.

IL PRECEDENTE. Tre anni fa, 19 dicembre 2011, con la Roma che spadroneggiò a Fuorigrotta (3-1), i giallorossi segnarono il primo gol, dopo appena due minuti, in un concorso di errori della difesa azzurra. Lamela rubava la palla a Campagnaro, evitava Paolo Cannavaro e crossava sperando nella buona sorte che fu esattamente il tocco sbagliato di Aronica e Morgan che rifiniva l’inganno accompagnando la palla in rete. Negli ultimi tempi, con l’udinese Bkric due volte goleador nella propria porta, l’autogol più clamoroso resta quello del portoghese Eduardo tra i pali del Genoa: mano, palo e testa nella comica carambola contro la Juventus.

FONTE Mimmo Carratelli per il Corriere dello Sport

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