Il Mattino Prandelli: “Ecco perchè dico Napoli”

Cesare Prandelli non ha dubbi: il Napoli di Mazzarri sarà protagonista in questa stagione. È un confortante messaggio che arriva a poche ore dalla frenata degli azzurri, un punto negli ultimi 180′ di campionato dopo l’ottima partenza (pari con il City in Champions e successo sul Milan campione d’Italia). «Ho visto la partita del San Paolo in tv: bellissima gara e bellissima Fiorentina», dice in questa intervista al Mattino l’ex allenatore dei viola, nominato commissario tecnico della Nazionale già prima dei Mondiali sudafricani. Prandelli ha festeggiato tre settimane fa la qualificazione agli Europei 2012.

Il primo obiettivo raggiunto nel post-Lippi, un passo importante verso il rilancio del calcio italiano, che recentemente ha ringraziato il Napoli per la splendida prova offerta contro i Citizens di Mancini: è stato un grande segnale di vitalità in anni difficili oltre confine.

Europei conquistati. Ma come possono la Nazionale e i club italiani, adesso, riconquistare anche la leadership?

«Innanzitutto, è stato l’inizio di una bellissima sfida: quella di raccogliere l’eredità di un passato prestigioso, di un Mondiale che aveva sancito la fine naturale di un ciclo sportivo magnifico per ricostruire le stesse premesse con un obiettivo a lungo termine. È un cammino che non è affatto compiuto e dal quale possiamo trarre indicazioni interessanti su cosa è stato fatto finora e su quanto resta ancora da fare. È un percorso lungo e insidioso. La leadership internazionale è una dimensione pertinente al nostro calcio, ma nulla è dovuto: il calcio evolve continuamente e come movimento dobbiamo agire di conseguenza, avendo il coraggio di investire, pazientare e osare».

Come ha recuperato Cassano? Vi riuscirà anche con Balotelli?

«Antonio ha fatto tutto da solo. Ha acquisito la consapevolezza del proprio valore e di quale apporto può dare alla Nazionale in termini di valore aggiunto. Mario è sulla buona strada. È un ragazzo generoso e pian piano sta trovando dentro se stesso il modo di mettere il proprio talento a disposizione dei compagni e di un obiettivo comune e condiviso. I tifosi lo hanno capito, ora deve continuare così».

Pepito Rossi, domani sera possibile avversario del Napoli in Champions League, è un punto di forza della Nazionale ma gioca con il Villarreal, non in Italia. Le dispiace?

«Sinceramente sì. Giuseppe è un talento straordinario ed è un peccato non vederlo difendere i colori di una squadra italiana. Detto questo, le scelte di ciascuno vengono fatte secondo parametri ben definiti. Ciò che conta è che lui riesca a garantire alla sua carriera continuità e qualità di rendimento».

Come è sembrata al ct della Nazionale la partenza del campionato? Quali novità potrebbero esserci nei prossimi mesi?

«È un torneo caratterizzato da grandi cambiamenti in molte delle squadre di vertice, segno di coraggio e di voglia di programmare il futuro. Delle difficoltà fisiologiche di alcune formazioni potrebbero avvantaggiarsi quei club che già da un paio di stagioni hanno intrapreso un cammino analogo, apportando in estate correttivi importanti al proprio impianto di gioco. Il livello è alto e al momento ci sono almeno cinque formazioni in grado di contendersi lo scudetto».

Pensa che il Napoli possa lottare per il tricolore? Qual è la forza di questa squadra?

«La prestazione offerta contro il City, al debutto in Champions, è indicativa del grado di maturazione raggiunto dal collettivo. E non dimentichiamoci dei segnali importanti che il Napoli aveva mostrato già nella scorsa stagione. Il gruppo ha fiducia nel tecnico e nella proposta di gioco, è una base importante sulla quale misurare le potenzialità che il Napoli può esprimere in questa stagione».

Dicono di Mazzarri: è il tecnico simbolo del «calcio all’italiana».

«Mazzarri è un tecnico di grande valore che esprime una filosofia di gioco ben precisa, figlia di una cultura calcistica solida e analitica. I risultati raggiunti negli ultimi due anni a Napoli sono la naturale prosecuzione di quanto di buono fatto in passato, in particolare alla guida di Livorno, Reggina e Samp».

Il Napoli, tornato ai vertici con quattro bilanci in utile, può essere considerato un club modello?

«Non conosco il Napoli così in dettaglio da poter esprimere un giudizio in merito, mi limito ad osservare che con l’istituzione del fair play finanziario l’Uefa ha inteso tracciare un percorso ben delineato per garantire al calcio credibilità, solidità, equità e passione. I club che operano su questi parametri sono destinati ad avere un futuro importante».

Ha voluto nuovamente Maggio e De Sanctis in Nazionale. Potrebbe esservi spazio per altri giocatori del Napoli, ad esempio il capitano Paolo Cannavaro?

«Maggio non è mai uscito dall’orbita della Nazionale: è fisiologico che i calciatori possano accusare un periodo di flessione e che un commissario tecnico debba necessariamente tenere conto della prestazione dei singoli. Per quanto riguarda De Sanctis, l’infortunio di Viviano ha creato un vuoto e la cosa più sensata era colmarlo con un giocatore di esperienza internazionale, dal rendimento costante e integrato nello spogliatoio. Per il resto, teniamo d’occhio tutti».

Sono troppi gli stranieri che giocano nei club, Napoli compreso? Nella formazione base di Mazzarri vi sono cinque italiani: De Sanctis, Cannavaro, Aronica, Maggio e Dossena.

«Non entro nel merito specifico, mi limito ad osservare che questo fenomeno non va demonizzato, semmai analizzato con realismo per gli effetti che può generare nel nostro calcio, in funzione degli obiettivi che si è posto. A mio giudizio c’è un’alta percentuale di calciatori stranieri che non elevano il livello tecnico medio di una squadra e tolgono spazio ai giovani italiani promettenti, dirottati di conseguenza nelle serie inferiori con tutte le conseguenze del caso. Serve pazienza e soprattutto bisogna concedere ai giovani l’opportunità di maturare giocando al fianco dei top player».

Un anno fa vi furono polemiche per un suo attestato di stima verso il Napoli, male interpretato da Galliani, e saltò una sua visita al San Paolo. Quando verrà a Fuorigrotta?

«Nessuna polemica, anzi mi auguro che la Nazionale possa tornare a Napoli».

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