De Laurentiis e la strategia della tensione

L’ennesimo sfogo di De Laurentiis all’uscita dei calendari ha fatto storcere il naso a più di una persona e, confessiamolo, anche a noi napoletani. Pochi giorni dopo un’altra polemica del presidente è parsa davvero fuori luogo. Dopo un’accanita ed estenuante lotta contro la Juve per portare il Napoli nel “nido d’uccello”, c’è stata un’incomprensibile ritirata, un’ alzata di polverone che ha lasciato un po’ tutti interdetti.

Aurelio non voleva più Pechino, troppo stressante come trasferta, meglio disputare la Supercoppa in un doppio confronto, o a Capodanno in partita unica. Solo la presa di posizione delle Lega calcio, la quale ha paventato una multa milionaria e la sconfitta a tavolino per la squadra azzurra, ha indotto il caparbio presidente ad accettare la soluzione da Lui voluta e adesso rinnegata.

Aurelio non è uno sprovveduto, le sue sfuriate sono calcolate, pensate, le sue frasi che sembrano dettate dall’istinto del momento, in realtà sono fabbricate con precisione matematica. La sua è una nuova “strategia della tensione”. Ricordate la storia italiana degli anni settanta? In quel decennio sotto numerosi attentati che l’opinione pubblica attribuiva all’estremismo di sinistra c’era invece la regia occulta dei gruppi dell’ultra destra. Un ultra destra che mirava a incendiare la Nazione e fomentare il pericolo mortale dell’apertura ai comunisti, fino ad allora tenuti lontani dalle leve decisionali del potere centrale.

De Laurentiis si muove un po’ su quella falsa riga, con tutte le prese di distanze e ricorando che quì si parla di un gioco, e come tale va interpretato. Aurelio nei momenti di tensione, di subbuglio dei tifosi, nei momenti caldi del calciomercato sposta l’attenzione sulla sua figura, alleggerisce l’atmosfera intorno alla squadra, si pone al centro della scena portando sulla ribalta insieme a Lui anche il suo Napoli. Il presidente è un uomo di cinema e i riflettori gli piacciono molto. Sa che nel mondo di oggi se i flash non ci accecano si corre il rischio di non esistere, di venire dimenticati, di scorrere come un secondario titolo di coda.
Aurelio però dimentica che la vita non è un cinema, nel cinema ci sono i ciak, la scena male interpretata può essere rivista e cancellata, la battuta sbagliata eliminata. Nella vita concreta ogni parola è a suo modo definitiva, e chi la pronuncia deve essere cosciente di portarne il peso e le conseguenze.

Ma queste riflessioni non tolgono il merito del nostro presidente, persona intelligente oltre ogni apparenza, forse guascone, un po’ egocentrico, ma ditemi, chi riuscirebbe in qualcosa senza avere fede in se stesso, senza sentirsi il migliore di tutti? Le professioni di umiltà sono solo apprenze, e per questo applaudo il mio presidente.

La sua strategia è lucida, al di là di ogni apparenza, la tensione creata mira a proteggere la squadra e metterla nello stesso tempo al centro del palcoscenico. Non so se tale strategia sia vincente, ma già avere una strategia è cosa rilevante. L’anno che ci aspetta ci dirà se sarà servita, ci dirà se il calcolo è riuscito.

Carlo Lettera

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Fonte foto: calcionapolionline.it

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