“Arsene Knows Best”: tra le critiche l’Arsenal vola. Ma ci sono anche lacune, ecco quali

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Sei settimane? Nel calcio sono un’eternità se è vero che il 17 agosto, al termine di Arsenal 1-Aston Villa 3, prima di campionato in Premier League, l’Emirates rieccheggiava di fischi e critiche ad Arsene Wenger. Il santone – ormai alla 17ma stagione sulla panchina dei Gunners – aveva perso la bussola diceva la critica.

A mani vuote dal 2006, fuori dalla lotta- scudetto dal 2007, solo una sfilza di piazzanti terzi o quarti posti che assicurano ricavi-Champions ma poco altro. E, nel frattempo, i pezzi migliori che salutano anno dopo anno, da Fabregas a Nasri, da Adebayor a Kolo Tourè fino a Van Persie, passato proprio all’odiato Manchester United. La cosa più frustrante di tutti? I 200 milioni di euro in contanti sul conto del club. Fondi non utilizzati per rafforzare la squadra perchè Wenger continua a insistere: «Non voglio spendere soldi tanto per spenderli».

E adesso? L’Arsenal è primo in classifica. E‘ reduce da 12 vittorie consecutive in trasferta, quella con l’Aston Villa resta l’unica sconfitta negli ultimi sette mesi. Il tanto sognato pezzo da novanta – Mesut Ozil – è arrivato a Londra per ben 45 milioni di euro, una spesa impensabile visto l’andazzo degli ultimi anni. E il popolo dei Gunners torna a sognare. Tutto ok, quindi? Forse no. Perché se si è esagerato nello strapparsi i capelli dopo la sconfitta con l’Aston Villa, è altrettanto vero che le magagne di allora non sono pienamente risolte adesso.

Resta il mistero di un club che è un’autentica macchina da soldi – più di 220 milioni di profitto dal 2008 a oggi – che però non sembra investire nella rosa e vende i pezzi migliori. Il risultato è un organico talentuoso ma con ampie lacune. Il centravanti Giroud, dopo un avvio altalenante, si sta rivelando prolifico, ma dietro di lui c’è il vuoto: le opzioni sono il baby Sanogo o l’ex-juventino Bendtner, peraltro contestatissimo dai tifosi. Non c’è un incontrista tradizionale dai tempi di Vieira e Gilberto Silva. Anzi, salvo Flamini, arrivato a costo zero dopo i risultati contrastanti in casa-Milan, non se ne trova neanche uno. Il portiere Szczesny è discontinuo (non a caso è arrivato Viviano), il terzino Jenkinson pure.

Eppure, nonostante tutto, è un Arsenal che vola: 17 vittorie, 3 pareggi e una sconfitta nelle ultime 21 partite. E nonostante un assetto difensivo che non convince la critica, subisce pochi gol. Merito di Wenger, che — zitto zitto, senza dare retta agli altri – ha trovato l’equilibrio tattico? Sembrerebbe di sì. Anche se poi c’è molto da rivedere. L’arrivo di Ozil sembra comportare il sacrificio di Santi Cazorla, tra gli elementi migliori la scorsa stagione. Jack Wilshere, il talentuoso 21enne che rappresenta il futuro del club, continua ad andare a corrente alternata. E non è chiaro cosa accadrà quando tornerà da infortunio Arteta, leader del centrocampo l’anno scorso.

Ma intanto i risultati arrivano e pure il gioco. E i tifosi che accusano Wenger di avere perso la testa e il proprietario americano Stan Kroenke di usare il club come un personalissimo bancomat hanno dovuto abbassare la cresta. Chissà che non abbiano ragione quei sostenitori che si presentano a ogni gara con lo striscioneArsene Knows Best“… Arsene la sa più lunga di tutti.

FONTE: Corriere dello Sport

 

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