Nasce il Napoli di Benitez: le idee e le gerarchie di Don Rafè

Benitez moduloE ora, a voi: a chi dovrà fare l’impossibile per scalzare colui il quale teoricamente sembra titolare, ma anche a chi seriamente dovrà lanciare il cuore al di là di qualsiasi ostacolo per difendere l’ipotetico vantaggio, perché tra un po’ il gioco comincerà a farsi duro e – come si sa – solo gli undici più duri finiscono per giocare. Venti calciatori, tre portieri e un dubbio che avanzerà minaccioso, in un ballottaggio ad oltranza che annuncia una stagione di braccio di ferro: vero, si parte con una traccia di Napoli ch’esiste, un’identità più o meno nascosta nella testa di Benitez, ma poi sarà inevitabile tentar di mescolar le carte e ribaltare i ruoli. Intanto, la rivoluzione sarà morbida, perché il passato non viene cancellato, anzi utilizzato per lavorarci su, per cogliere la versatilità di quegli interpreti capaci di arrivare alle spalle della Juventus, di restare protagonisti nel tempo. Però s’interverrà, procedendo e seguendo la logica di un progetto che ha manifestato la propria bontà nel decennio e che nell’ultimo quadriennio si è sviluppato in maniera imperiosa. Ed allora: meno dodici, Dimaro è già pronta e il Napoli è quasi fatto, perlomeno nelle segrete stanze di Castel Volturno, dove gli obiettivi sono stati individuati ed i ruoli nei quali intervenire sono stati svelati: mancano almeno un difensore che sappia fornire ulteriore certezze nel mezzo e nel contesto di un sistema diverso da quello utilizzato dal 2006 in poi; e poi un centrocampista di copertura e di costruzione; e servono le firme su alcuni contratti più o meno ultimati, quello di Rafael, ad esempio, o avviati, quello di Callejon, tanto per dirne uno. Poi resterà da scoprire il destino di Cavani; ma il calcio del Terzo Millennio è questo, lascia aperte le finestre del mercato sino a inizio settembre e dunque concede di rimescolare certe impressioni e pure alcune iniziali valutazioni. Ma c’è già uno scheletro ed una fisionomia, c’è un organico che ha al suo interno uomini sui quali non è complesso intervenire, rimodellandoli secondo gli usi ed i costumi tattici di Benitez. Che ha già lanciato il valzer delle coppie…

DIFESA – Si cambia e si entra in un frullatore che rimescola persino alcune gerarchie: la legittima difesa per ora è fatta, ma quando il pallone non s’è ancora messo a rotolare vale soprattutto ciò che ha detto il passato e s’ignora ciò che invece suggerirà il campo. Per ora, la certezza è tra i pali: Morgan De Sanctis è il titolare, come ammesso senza ombra di dubbi da Rafa Benitez nel corso della propria presentazione. Evviva la sincerità, che toglie pressione in ruolo decisivo e nel quale è vietato sbagliare. A Rafael, ch’è giovane, verrano consegnate le chiavi della porta del Napoli un domani, più in là, quando il tempo avrà esaurito il mandato d’un numero uno ch’è di ferro, che ha lasciato in anticipo la Nazionale per concentrarsi sul Napoli, che se n’è andato a preparasi già da una decina di giorni. Poi è tutto da verificare ma qualcosa si intravede e si può prevedere: Maggio e Zuniga sono largamente in vantaggio, ovviamente, essendo padroni della fascia e delle competenze, avendo abitudini consolidate non solo nel passato ma anche di recente ad essere quarti. Ma alle spalle, tranquilli, scalpiteranno il nuovo  Behrami da unA parte e l’incontrollabile Armero dall’altra, che è una forza della natura. Volendo, la turnazione può anche consentire di portare Zuniga a destra. In mezzo, i rebus aumentano, per evidente mancanza di interlocutori della vecchia guardia: Cannavaro è un destro, è il capitano, è il regista del reparto, colui il quale ha lasciato spesso ripartire l’azione; Britos è un sinistro che può finalmente riappropriarsi di un sistema che gli è congeniale e dimostrare di valere quei nove milioni investititi due anni fa per strapparlo al Bologna; Gamberini è un poliedrico, ha esperienza, conosce i tempi e i movimenti. Ma all’orizzonte c’è N’Koulou, destro pure lui, un fisico da corazziere pure lui, una esperienza in un club di primissima fascia pure lui: chiunque arrivi, enterà in competizione ed aiuterà ad alimentare una serie di interrogativi che solo il ritiro e poi le amichevoli riusciranno a risolvere.

CENTROCAMPO – Le verità che stanno nel mezzo emergeranno in corso d’opera, però qualcosa si intuisce dai movimenti di queste settimane, dalla indicazioni offerte nella lista della spesa che per il momento è dominata da Maxime Gonalons ma che non esclude sorprese. Per cominciare, l’Inler che Napoli conosce a malapena sembra un punto fisso, fermo, saldato in cabina di regia da Rafa Benitez; e con quel piede, con quel talento, però nel contesto d’un calcio che si sviluppa attraverso i mediani – innanzitutto – gli verrà concesso di giocarsi le proprie chanches. Il vero Inler è un centrale che è apprezzato tanto in società quanto da un tecnico che nel passato lo avrebbe voluto con sè a Liverpool e dunque nella sua terza stagione lo svizzero può tornare ad essere quello ch’è stato. Al suo fianco va scovato un medianone di passo, di interdizione o anche un omologo di Inler che però sappia soprattutto far filtro: Gonalons ha caratteristiche simili all’ex friulano e però offre maggior copertura ed un’attenzione notevole nel non possesso. Può rappresentare il secondo schermo protettivo dinnanzi alla difesa. Ma a Benitez piace anche e molto Dzemaili, che ha la possibilità di calarsi davanti alla retroguardia a palleggiare, mansione che lo ispira assai e lo rende allegro dentro, motivandolo ulteriormente. L’incontrista per eccellenza è Behrami, che andrà a giocarsela con chiunque, avendo gamba, muscoli e sano agonismo: dalla sua ha la versatilità che nella passata stagione gli ha consentito anche di inventarsi metodista. Ma Dimaro potrà offrire risposte anche su Gargano, il cui dinamismo è merce rara e il cui desiderio di rivincita rappresenta un valore aggiunto a ciò che si conosce d’un uomo che per generosità non tradisce mai. Il resto è affidato alle manovre ancora ma nel cono d’ombra, dove invece dovrà sorgere la luce, saranno quattro uomini per due posti.

ATTACCO – Le strategie sono chiarissime e ciò induce a ragionare, a scarabocchiare l’idea per farsene una sul fronte offensivo: il centravanti, sino a prova contraria offerta con un assegno sontuoso da sessantatré milioni di euro utili per essere poi reinvestiti anche in quel ruolo, è Edinson Cavani, alle cui spalle verrà sistemata una prima punta da individuare, uno che in qualche modo gli somigli e però senza aver la pretesa di essere a lui uguale. E però poi, alle spalle del Matador, ci sono tre uomini a cui viene demandata la doppia fase, per assicurare gli equilibri al centrocampo a due. In mezzo, sulla dorsale, tocca chiaramente ad Hamsik, la stella universale che ha dimostrato in sei anni di avere non solo qualità ma anche il carisma per imporsi; la controfigura dello slovacco, nel calcio di Benitez, sembra essere Pandev, preferito come seconda punta o come incursore ma al quale viene però – allo stato – consegnata anche la responsabilità di rappresentare Cavani nel caso di assenza dell’uruguaiano. Poi ci si sposta, si va sugli esterni, uno già preso, uno già individuato e ormai da bloccare: Mertens se la gioca a sinistra e sembra godere al momento della considerazione che va riconosciuta al primo colpo . Callejon è invece l’ala di destra e il Napoli vuole avere uomini in grado di saper produrre superiorità ma anche di sacrificarsi: pure allo spagnolo non manca la determinazione e la spregiudicatezza, né l’esperienza che il Real Madrid trasmette d’incanto. E per entrambi c’è l’insidia chiaramente rappresentata da Lorenzino Insigne, che può giostrare da una parte e dall’altra, avendo confidenza con entrambi i piedi. Ne manca uno, allo stato attuale: e chiunque esso sia sembra destinato a sfilare in panchina, a contendere il ruolo a coloro i quali – nel giochino dell’estate – sembrano avere qualche lievissimo vantaggio sul quale lucrare.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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