I tifosi colgono nel segno: l’orgoglio del Napoli dov’è finito?

La sconfitta contro il Torino è un affronto fin troppo pesante per i tifosi del Napoli, che nel pesante pomeriggio di domenica hanno palesato tutto il loro malcontento anche e sopratutto nei confronti della squadra.

Ancor prima di Aurelio De Laurentiis. Di Rudi Garcia, di Walter Mazzarri o di qualsiasi altro possibile capro espiatorio. I tifosi presenti domenica pomeriggio al Grande Torino, in uno spettacolo tutt’altro che imperdibile, hanno colto nel segno. L’attacco è forte, tanto da ‘infangare’ e da mandare a quel paese un’impresa che, al di là di come andrà quest’anno, resterà nella storia.

Ma oltre i ‘volti noti’, destinataria della rabbia dei tifosi è ben chiara: la squadra. Sorvolando, insomma, sui toni accesi, la piazza è fortemente (e giustamente) infastidita da un atteggiamento che definire remissivo è forse anche un complimento. Dov’è l’orgoglio ferito di una squadra che porta il Tricolore sul petto? Invece, lo Scudetto sembra essere divenuto un parafulmine, e non un titolo da difendere a ogni costo e contro ogni difficoltà. Un paracadute non eterno, e la reazione dei supporters azzurri ne è l’evidente dimostrazione. Intanto, la preoccupazione in casa azzurra è fin troppo alta: serve un urgente cambio di passo per evitare che dal dramma si arrivi addirittura alla catastrofe.

Napoli, il ciclo ormai è finito: i segnali sono evidenti

È palese che per lo spogliatoio si tratti di un ciclo ormai finito, ma ci sono modi e modi per alzare bandiera bianca. E così come De Laurentiis ha tutte le colpe nel non averlo capito in tempo, aggravando il tutto con scelte folli, la squadra dal canto suo ha una bella fetta di colpe, mascherata da una strategia societaria non impeccabile.

Napoli: dov'è il tuo orgoglio?
Rabbia dei tifosi contro la squadra – LaPresse – spazionapoli.it

Con il passare del tempo e delle mortificazioni, la squadra è divenuta complice (forse più di ogni altra componente) di un disastro che Mazzarri, o chiunque possa essere al posto suo, difficilmente può rimettere in sesto una situazione pesantissima. Magari prendersi le proprie di responsabilità e imporsi un cambio di registro mentale e d’approccio, ancor prima che fisico e/o tattico, può essere un discreto modo per chiudere questo ciclo con quanti meno danni possibili.

Peccato che, nemmeno questa volta, manchi una presa di posizione concreta e non di facciata. In attesa del ritorno di un pizzico di orgoglio che, al netto di ogni svarione strategico da parte della dirigenza, dovrebbe non mancare mai a una squadra che è campione d’Italia in carica.

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