Kvaratskhelia: “A Napoli si respira calcio”, poi svela le difficoltà della Serie A

L’attaccante del Napoli, Khvicha Kvaratskhelia, ha parlato ai microfoni della UEFA rilasciando una lunga intervista. Tanti i temi trattati, ecco quanto evidenziato:

Intervista Kvaratskhelia Uefa

Per me era difficile credere che avrei giocato in Champions League. Anche il fatto che avrei giocato per una squadra del genere, per una squadra di Serie A, a me sembrava un sogno. Quando ho analizzato tutto e ho capito che avrei giocato a questo livello, mi sono detto che dovevo prepararmi diversamente alle partite e che dovevo abituarmi ad un altro tipo di lavoro. Penso di aver affrontato tutto bene e di essermi adattato velocemente.

La Serie A è diversa dagli altri campionati in cui ho giocato. Qui ci sono calciatori tecnici, calciatori veloci e soprattutto eccellono sia in fase difensiva che in fase offensiva. Forse la differenza principale sta proprio nella velocità del gioco.

Kvaratskhelia

Kvaradona? All’inizio mi sembrava incredibile sentire associato il mio nome ad una leggenda di tale calibro. Di certo non me l’aspettavo, ma mi ha dato una grande spinta. Non sapevo come reagire: dire ‘grazie’ o fare qualcos’altro? Ora a poco a poco mi sto abituando e devo dire che mi rende felice essere paragonato a un giocatore del genere, è una cosa incredibile.

A Napoli la gente vive per il calcio, questa è la cosa che mi ha sorpreso di più. Non esco spesso, ma quando salgo e scendo dall’auto mi rendo conto che questa città vive di calcio. Amano il calcio, adorano Maradona, che è ovunque: lo trovi sui finestrini di un taxi e non solo. Tu dici: ‘Eccolo, Dio’. Qui la gente respira il calcio.

Mio padre Badri mi ha sempre supportato, era felice di darmi consigli dopo ogni partita. I suoi suggerimenti sono sempre stati molto utili, nel mio sviluppo è stato importante. Mia madre invece mi portava sempre agli allenamenti e mi aspettava sempre fino alla fine. I miei genitori hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia carriera.

Ho cominciato nel 2011, c’era Andres Carrasco a capo dell’Academy della Dinamo Batumi e lui mi ha aiutato molto. È sempre stato gentile con me, è un vero professionista. Poi quasi dopo tutti gli allenamenti giocavo a calcio per strada per altre 3-4 ore. Era difficile all’epoca immaginare che sarei diventato un calciatore professionista perché non è facile in un paese così piccolo riuscire a farsi strada. Ora gioco in uno dei migliori campionati al mondo, sono felice.

Perché il numero 77? L’abbiamo scelto io e il mio agente. Anche se lui, Mamuka Jugheli, non lo chiamo mai il mio agente: è più un membro della mia famiglia. Lo conosco da quando aveva 14 anni e scegliamo sempre i numeri di maglia insieme. Il mio numero preferito è il 7, così abbiamo deciso per il 77.

Cosa faccio nel tempo libero? Non ho molto tempo libero, ma quando capita mi rilasso, chatto con gli amici, leggo qualche libro o guardo un film. La mia serie preferita è Prison Break. La sto guardando anche adesso, per la terza volta, perché mi piace davvero. Di recente ho finito anche l’ultima stagione di Stranger Things, purtroppo non ho avuto molto tempo per vederla.

Home » Interviste » Kvaratskhelia: “A Napoli si respira calcio”, poi svela le difficoltà della Serie A

Impostazioni privacy