Caso Juventus: parla il Ministro dello Sport

Mentre tutto il mondo è impegnato a guardare lo spettacolo dei Mondiali in Qatar, nelle ultime settimane, in Italia, l’argomento delle prime pagine non è il calcio giocato ma il caos intorno alla Juventus.

Le dimissioni dell’intero CdA della Juventus compreso l’ormai ex presidente Andrea Agnelli hanno fatto scalpore, così come le intercettazioni dell’inchiesta “Prisma“.

Negli ultimi giorni l’opinione pubblica e non solo è molto divisa sulla questione, c’è chi chiede provvedimenti immediati alla Juventus come la retrocessione o la radiazione e chi invece chiede investigazioni anche su gli altri club di Serie A.

Andrea Abodi Juventus
Andrea Abodi Juventus (Getty Images)

Le parole di Abodi: “Juve? Non rimarrà sola”

Intanto il Ministro dello Sport Andrea Abodi ha rotto il silenzio ai microfoni di tuttomercatoweb.com.

“Non amo il giustizialismo, non credo al Tribunale del popolo. Ho il dovere di essere presente per garantire che il tutto venga fatto dagli organi preposti non solo presto, ma anche bene. Non so dirvi cosa sia bene, ma è evidente che da quando sono stato Ministro per una serie di circostanze che fanno parte della cronaca ricevo costantemente e quotidianamente sollecitazioni della gente comune, che è quella che ho il dovere di rappresentare. E la gente cerca di capire e di recuperare fiducia e speranza nei confronti del sistema sportivo. Il rischio che si corre è che incidenti più o meno gravi come questo o come altri, come la curva in Inter-Samp, le ginnaste, il caso d’Onofrio, possano minarla. Di fronte a questi fatti così espliciti, oggettivi, non possiamo semplicemente aspettare o accompagnare. Dobbiamo far comprendere cosa stiamo facendo e fare in modo che l’opinione pubblica non si lamenti perché pensano che predichiamo e poi nella pratica quotidiana non andiamo in fondo alle cose“.

Ha il timore di una nuova Calciopoli? “Esprimere un giudizio adesso sarebbe intempestivo. Mi porrei in una condizione che non è quella del Ministro dello Sport e dei Giovani. Ci sono magistratura ordinaria e magistratura sportiva, devo sentirmi tutelato nella mia funzione e deve sentirsi tutelata l’opinione pubblica. Prendiamo il caso D’Onofrio: riguarda una categoria che io ho sempre rispettato e difeso che è quella degli arbitri. Sono sorpreso che di fronte a fatti come questo nessuno abbia sentito il bisogno di dire sono a disposizione. Da il senso della responsabilizzazione che va oltre l’aver commesso il fatto, ma riguarda l’aver compreso il fatto”.

Dice che la Juventus non rimarrà sola: è un suo timore o una sua percezione? “Da un lato parliamo di fatti accaduti in un periodo straordinario che ha posto alcuni di fronte alla preoccupazione sul come regolare i rapporti di lavoro cercando di contenere l’impatto sul momento dal punto di vista finanziario. Io cerco innanzitutto di essere cauto perché i fatti vanno analizzati, non banalizzati. Dopodiché certi accadimenti non avvengono in modo solitario e le valutazioni faranno comprendere la natura del fenomeno, ma anche eventuali responsabilità con i due livelli della Giustizia che saranno chiamati a svolgere il loro corso. Il sistema sportivo non ha bisogno solo di tempo, ma anche di tempestività. Lo sappiamo e stiamo affrontando questo problema così come quello delle rateizzazioni perché nel caso delle imprese sportivo c’è la possibilità di sanzioni che non riguardano altre imprese”.

MICHELE D’ERRICO

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