Quanto è davvero in crisi il Napoli di Gattuso?

Il clima è rovente alle falde del Vesuvio. E non perché il “monte sterminator”, citando Leopardi, si è svegliato dal suo sonno profondo sprigionando lava dalle sue viscere infuocate, ma perché c’è qualcosa che più di tutte accende la passione ed infiamma l’animo di una città intera: il Napoli. In particolare, quando il motore della squadra non gira a dovere, le temperature dei termometri da Secondigliano a Fuorigrotta schizzano alle stelle, ed è più o meno quello che sta accadendo in queste ore un po’ dovunque Napoli significhi casa.

Negli ultimi giorni si susseguono numerose voci che darebbero l’allenatore azzurro, Gennaro Gattuso, ad un passo dall’esonero. Il futuro del tecnico calabrese è appeso ad un filo dopo le recenti prestazioni della squadra, sconfitta dalla Juventus in Supercoppa e dal Verona nell’ultima di Serie A. La partita di Coppa Italia in programma domani contro lo Spezia sarà sicuramente indicativa, ma pare non decisiva, per le sorti di Ringhio, ma quanto è davvero in crisi il suo Napoli?

I DATI DEL NAPOLI DI GATTUSO

Partiamo dai dati (fonte: Lega Serie A): in campionato il Napoli è attualmente sesto in classifica a quota 34 punti, frutto di 11 vittorie, 1 pareggio e 6 sconfitte dopo 18 partite. La zona Champions League, obiettivo dichiarato dalla dirigenza azzurra, dista soltanto 1 punto. Inoltre, il Napoli ha ancora una partita da recuperare contro la Juventus. In caso di vittoria, ad oggi la squadra partenopea sarebbe addirittura coinvolta nella lotta Scudetto, con la vetta a distanza di soli 6 punti.

Le statistiche parlano chiaro anche in altri termini: capitan Insigne e compagni rappresentano il terzo migliore attacco della Serie A con 41 gol realizzati (media gol 2.28), oltre che la squadra che ha effettuato il maggior numero di tiri in porta (300) durante questa stagione. Il Napoli è anche la seconda squadra del campionato a tenere maggiormente il pallone nella metà campo avversaria (14’17), dimostrando di saper abbinare alla capacità realizzativa un inequivocabile dominio del gioco. Inoltre, i gol subiti sono solo 19: si tratta di una delle miglior difese del campionato.

In Europa League il Napoli ha concluso il proprio girone da primo in classifica con 11 punti all’attivo. La brutta prestazione della prima giornata contro l’AZ sembrava agli occhi dei più poter essere presagio di un inevitabile fallimento nella competizione. Ora alle porte ci sono i sedicesimi di finale contro il Granada. Discorso analogo per la Coppa Italia: dopo la (criticatissima) vittoria contro l’Empoli, il Napoli affronterà al Diego Armando Maradona lo Spezia. In palio c’è la semifinale.

OBIETTIVI E PRESTAZIONI

È chiaro che fino a questo momento la stagione non è stata ancora compromessa, non di certo per ragioni oscure. La sconfitta della Supercoppa rappresenta per adesso l’unico vero passo falso del Napoli di questa annata, ma la squadra è ancora nel pieno della corsa in tutte le restanti competizioni. Si tratta di un dato imprescindibile da considerare prima di mandare alla forca Rino Gattuso e il suo staff.

È altresì innegabile che questo Napoli non convinca fino in fondo, soprattutto nelle prestazioni. Si ha l’impressione che la squadra non abbia mezze misure: i pareggi in questa prima parte di stagione sono stati soltanto 2. Quando vince, spesso il Napoli lo fa in grande stile (6-0 contro Genoa e Fiorentina, 4 a 0 contro Crotone e Roma, 4 a 1 contro Atalanta e Cagliari). Nel Napoli schiacciasassi di queste strabilianti prove convive però un’altra squadra che appare irriconoscibile rispetto alla prima. Albergano nello stesso Napoli due dimensioni opposte: si tratta di una doppia faccia, una doppia personalità, una dicotomia. Di tanto in tanto, la “parte oscura” prende il sopravvento e il leitmotiv si ripete quasi sempre uguale: quando la gara sembra mettersi sui binari giusti, ecco che puntuale arriva il blackout. La luce si spegne e degli errori grossolani compromettono inevitabilmente il corso della gara (vedi Spezia e Verona). Troppo spesso poi, non si ha la forza di recuperarla.

COSA MANCA

A questo Napoli dunque manca soprattutto continuità per “diventare grande”, ed è stato lo stesso Gattuso ad averlo ammesso in più di un’occasione. Per compiere il definitivo salto di qualità c’è bisogno di maggiore consapevolezza, quella che soltanto le grandi personalità sanno conferire e che è in grado di fortificare. Viene naturale pensare che al Napoli ci sia bisogno di una figura chiave, di un leader che sappia trasmettere la propria carica ai più giovani. I vuoti lasciati da uomini-spogliatoio del calibro di Hamsik, Albiol e Callejon si fanno ancora sentire poiché non sono stati colmati a dovere. Questa squadra ha un enorme potenziale, ma dimostra di avere poca considerazione e coscienza di sé. La difficoltà a leggere i momenti cruciali nel corso della gara, a non sapere gestire il vantaggio nel corso dei 90’, a reagire di fronte ad una situazione di svantaggio o ad un errore madornale è il riflesso di questa fragilità psicologica, al netto di tutte le considerazioni tecnico-tattiche.

Al di là della prontezza psicologica della squadra, è impensabile pretendere di vincere e convincere subito senza disporre in rosa di grandi calciatori e profili d’esperienza. Il Napoli ha necessariamente bisogno di crescere e gli va dato il tempo necessario per farlo. In attesa di capire quale sia la direzione in cui la dirigenza ha deciso di puntare, è altrettanto impensabile imputare l’allenatore.

La partita di domani contro lo Spezia sarà certamente una tappa importante per il proseguio dell’annata, ma il pessimismo e l’isterismo collettivo che dilagano in queste ore appaiano eccessivi e fuori luogo di fronte all’evidenza di una stagione ancora tutta da giocare. La crisi esistenziale che sta affliggendo l’ambiente azzurro, crollate le certezze dell’era Sarri, può essere colta come l’occasione per separarsi finalmente dai retaggi del passato e assumere una nuova forma.

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