La perseveranza porta risultati, e con la pazienza virale di Ancelotti ci va a pennello

Perseveranza. Parola d’ordine, diktat che coinvolge in questo inizio dell’era ancelottiana i giocatori azzurri. Il calcio è anche questo, tante partite negli scorsi anni sono nate storte, e finite ancora peggio: spesso la buona sorte è mancata, qualche tiro di troppo finito a lato (se non sui legni) e in queste circostanza ogni minimo errore, anche del singolo, si è tramutato in punti persi per strada.

La sapiente calma di Ancelotti

Ma con Ancelotti la storia sembra essere radicalmente cambiata. Il Napoli ha la pazienza necessaria per mantenere la calma in situazioni, come ieri, dove la palla di entrare proprio non vuol saperne. Una sapiente calma ancelottiana prende così il posto della rabbia, quella rabbia che bloccava mentalmente i giocatori nel momento in cui c’era bisogno di rimboccarsi le maniche. Quella rabbia che, forse, ha prevalso anche nelle partite, sicuramente decisive, dello scorso campionato con Roma e Fiorentina.

Sarà stata forse l’emotività di Sarri, che fra le infinite nozioni, gli infiniti concetti espressi alla squadra, può aver lasciato quella nota di rabbia che non può non aver attraversato gli spogliatoi azzurri, dopo un campionato come quello dello scorso anno. E ieri sera, finalmente, si è visto questo progresso della squadra di Ancelotti: sotto di un gol, la squadra ha cercato il gol del pareggio con un’insistenza molto determinata, senza perdere equilibrio e perfettamente con la testa sulle spalle.

“Non molliamo, andiamo a vincerla!”

Il caso ha voluto che il gol di Mertens arrivasse solo a pochi minuti dallo scadere (conferma ancor più forte quella delle due reti annullate al belga per fuorigioco), ma la squadra non ha mai abbandonato l’idea di recuperare la partita. Ed il pallone recuperato, in maniera rapidissima, da Mertens in fondo alla porta, interpreta un urlo dipinto sul volto dell’attaccante belga e dei suoi compagni, un urlo da cui ripartire: “Non molliamo, adesso andiamo a vincerla”. E solo il timer, ha evitato che succedesse.

 

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A cura di ALESSANDRO CANGIANO

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