23 Settembre 2017, Arkadiusz Milik lascia il campo di Ferrara in lacrime, è rottura del legamento crociato del ginocchio destro. Stop di almeno 6 mesi. Sembra un deja vu, perché il polacco ad Ottobre dello scorso anno aveva subito con la Nazionale lo stesso infortunio, stavolta al legamento destro, i mesi di stop? 6, gli stessi. Non è stato protagonista del Napoli di Sarri, vedendolo dalla tribuna, lavorando il più possibile per provare a ritornare il più presto. Quest’estate si apre un nuovo ciclo. Parte Sarri, arriva Ancelotti.
Quest’ultimo lo mette al centro del suo progetto, dichiarandolo fondamentale e creando anche malumori e preoccupazioni nei tifosi azzurri. 4 su 6 in campionato, 1 su 1 in Champions League, queste le sue partite da titolare. Milik è il punto fermo di Ancelotti. Il 4-4-2 sembra disegnato appositamente per lui. Al polacco però viene chiesto di essere più rifinitore che finalizzatore. Abbassarsi per creare spazi, per alzare e far rifiatare la squadra, giocare il pallone negli spazi, quelli che lui stesso ha creato.
Sembra vestire benissimo gli abiti da rifinitore, l’assist a Firenze per Insigne e i tanti palloni toccati per creare gioco ne sono l’esempio lampante. Anche ieri a Parma sono tantissimi i palloni toccati e tantissima è la mole di gioco creata. Occhio però il gigante polacco non è solo questo. Prima di essere un rifinitore, quest’ultimo è sempre stato un finalizzatore.
E preoccupandosi del fatto che i tifosi non lo ricordassero più, decide di mettersi in proprio siglando due goal. Una botta da fuori, che scarica tutta la potenza del sinistro, e l’altro da attaccante puro, facendosi trovare pronto su un pallone crossato in mezzo da Verdi. 3 goal in 6 match alla quale va però aggiunto tanto lavoro “sporco” e un assist che risultò decisivo a Firenze. Quarta doppietta in maglia azzurra, non sarà il “divo” che i tifosi azzurri volevano in estate, ma Milik è un top player e per lui a parlare sono i goal e il lavoro. Sperando che la fortuna per una volta sia dalla sua parte.