Un cazzotto che fa male e che provoca due allarmi. Ma bisogna rialzarsi senza isterismi (!)

Povero Napoli. Si è messo pure il nome dell’avversario per completare l’opera: ko tecnico da Taison, un trattamento che in fondo hanno ricevuto in molti nella storia della boxe. Ironia a parte, la squadra di Sarri ha iniziato nel peggior modo possibile la sua avventura europea in Champions League. Ma a destare preoccupazione, più che la sconfitta in sé, sono le conseguenze che essa potrà avere su un ambiente che sta dimostrando, in queste ore, una mancanza di maturità purtroppo latente e pronta a venir fuori subito quando qualcosa va storto. Oltre, ovviamente, ad alcuni problemi relativi alla squadra, da analizzare con calma e senza farsi prendere da ingiustificate paure.

L’IGNORANZA AL POTERE

Nei giorni scorsi tantissimi tifosi, aizzati e spalleggiati da molti soloni incompetenti di tv e radio partenopee, avevano immaginato un Napoli che facesse un sol boccone dello Shakhtar Donetsk. Ora vaglielo a spiegare che non non avrebbe mai potuto essere così. Perché quella ucraina è squadra forte, in termini tecnici assoluti forse non più del Napoli, ma sicuramente all’altezza di giocare in Champions con quelle caratteristiche che il Napoli ancora non ha: malizia, furbizia, in una sola parola, esperienza. E poi preparazione tattica di altissimo livello: Fonseca ha imbrigliato Sarri con un 4-4-2 in fase difensiva che ha chiuso tutti gli accessi agli inserimenti dei centrocampisti azzurri. E poi, distanza cortissima tra i reparti e tecnica di base individuale eccellente per far ripartire subito l’azione.

La doppia linea in fase offensiva, composta da 6 uomini di cui due provavano ad arrivare sistematicamente alla conclusione (così è stato il gol di Taison) ha letteralmente messo in crisi la fase passiva del Napoli, con i difensori che – come giustamente ha sottolineato Sarri – hanno dovuto fare gli straordinari per coprire i buchi lasciati sulla trequarti. Insomma, senza troppi giri di parole, il Napoli è stato sovrastato da una squadra di buon livello tecnico, che gioca a calcio e che fa dell’ordine tattico la sua forza. Gli azzurri si sono svegliati nell’ultima mezz’ora, sospinti più dalla rabbia che da un’impostazione strategica. Il gol di Milik ha riaperto la partita troppo tardi per arrivare al pareggio.

Per inciso: a chi addossa tutte le colpe della sconfitta a Reina dovrebbe essere vietato parlare di calcio. L’errore del portiere ci sta, e purtroppo è costato caro. Così come le due parate di Bologna avevano tenuto in vita il Napoli quattro giorni fa.

L’ALLARME

È doppio. Il primo lo aveva lanciato Sarri alla vigilia. Altro che Napoli maturato grazie alle vittorie con Atalanta e Bologna (arrivate senza giocare bene): “Se continuiamo così, prima o poi prendiamo qualche cazzotto”. Avvalorato da quanto detto dopo il match: “Il playoff ci ha dato appagamento e un po’ di sufficienza”. Il secondo lo ha dato José Callejon: “Ormai tutti hanno imparato i nostri meccanismi”. Due frasi che sono estremamente sintomatiche del momento che sta attraversando il Napoli. Dopo aver superato in scioltezza l’ostacolo Nizza, la squadra ha probabilmente creduto – inconsciamente – di essere diventata tutto a un tratto imbattibile. Se giochi con sufficienza contro Atalanta e Bologna puoi rischiare qualcosa, ma alla fine la cifra tecnica superiore ti consente di portare a casa i tre punti.

Contro squadre smaliziate come lo Shakhtar le prendi. C’è poi l’aspetto del gioco sottolineato da Callejon, che contiene una verità ineluttabile. La contromossa deve trovarla Sarri, cercando un’alternativa di gioco, magari anche sul lungo termine, che possa dare alla squadra nuova imprevedibilità. L’importante è non fare drammi e capire che questo cazzotto può essere davvero rigenerante per gli azzurri, facendoli ritornare ad assaporare quel pizzico di paura che rende coraggiosi i veri uomini.

Vincenzo Balzano

@VinBalzano 

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