Trenta punti in tredici giornate, trentuno goal fatti, solo dieci al passivo. Un percorso verso la Serie A già delineato per il Verona di Fabio Pecchia, ex centrocampista azzurro e per due anni sulla panchina del club partenopeo come vice di Rafa Benitez, esperienza proseguita anche al Real Madrid e a Newcastle.
Un impatto come allenatore in prima, senza intoppi. Sciorinando il suo calcio, idee chiare, resa precisa. Tutto preventivabile per l’avvocato, che sa far parlare il campo, ma che non lesina mai spunti importanti quando è tenuto a dare spazio all’eloquio, tutt’altro. L’allenatore degli scaligeri ha rilasciato un’ampia intervista per le colonne de La Gazzetta dello Sport, spaziando dal momento attuale, all’esperienza a Madrid e l’incontro con Cristiano Ronaldo, di cui vi riportiamo alcuni significativi stralci.
I punti chiave del suo lavoro?
“La consapevolezza di fare il calcio che vogliamo, senza lasciare nulla al caso. L’equilibrio tra fase difensiva e offensiva. La maturità per affrontare bene le partite. Il Verona è la squadra da battere, adesso che è primo lo è ancora di più”.
Come si trova in città?
“Io sto a Peschiera ma vado spesso a Verona. E’ stupenda. La gente mi ferma, con grande educazione, e mi fa i complimenti. Ho tre figlie che giocano a pallavolo a Castel d’Azzano: solo a Newcastle non mi hanno seguito, perché andavano a scuola a Madrid”.
Ha visitato la casa di Giulietta?
“Certo! Una santa donna!”. (ride)
Una cosa che ha imparato lavorando con Benitez?
“Ha un metodo di lavoro di altissimo livello, me lo porterò dietro per sempre”.
E com’è Cristiano Ronaldo?
“E’ un uomo vero, leale. E poi ama l’Italia, quando mi ha conosciuto mi ha detto: “Tu sei italiano, mi piaci””.