“Non si può tornare agli anni settanta”. Benitez, il ritiro e quel messaggio inequivocabile

Una presa di posizione netta, a certificare un messaggio scolpito ormai da tempo nella pietra. Rafa Benitez  così come i calciatori – non aveva di certo gradito l’irrevocabile decisione del presidente Aurelio De Laurentiis. La sconfitta con la Lazio – ed annessa eliminazione in Coppa Italia – l’ultima goccia, tutti in ritiro per preparare la sfida contro il Wolfsburg e cercare di salvare la rincorsa Champions in campionato.

TUTTO PERFETTO MA… – I risultati non sono mancati, hanno espresso il ritorno di un Napoli famelico, compatto, esaltante in molti suoi elementi. Sei goal fatti e zero subiti in campionato, due 3-0 a regolare Fiorentina e Cagliari, nel mezzo il capolavoro di Wolfsburg stravolgendo pronostici, annichilendo timori reverenziali. Il primo trionfo azzurro nella storia in terra di Germania con disinvoltura e tangibile grandezza, superiorità inconfutabile. Una delle partite perfette del Napoli targato Rafa. Risultati che però non hanno cambiato il punto di vista del tecnico spagnolo sull’argomento, anzi, hanno reso ancora più ferma la sua posizione, ribadita nella conferenza alla vigilia del ritorno di Europa League: “Se la scorsa stagione si vinceva senza ritiro credo che non abbiamo bisogno del ritiro. Il Barcellona é arrivato allo stadio alle 19.15, il Cagliari é andato in ritiro e ha perso. Con Roma e con la Lazio non si é perso perché non eravamo in ritiro. In trasferta il ritiro é giusto. Se giochi 60 partite in stagione é meglio vedere la famiglia tutti i giorni che i compagni. Se le cose non vanno bene é meglio vedere la famiglia. Ieri abbiamo avuto un confronto con il presidente. Dobbiamo ringraziare Bigon perché ha messo tutto sul giusto binario”.

RITIRO ANACRONISTICO – Non ci sta, Benitez, forte di un’etica del lavoro consolidata negli anni e nelle vittorie. Non si smuove di un millimetro, accettare le decisioni del presidente è, ovviamente, dovere, ma il dissenso verso un rimedio ritenuto obsoleto resta: “É importante avere al proprio fianco la famiglia in una stagione con 60 partite. Tanti allenatori mi danno consigli ma nessuno ha gestito una squadra con 60 partite. É importante avere al proprio fianco mogli e figli così come è importante ogni tanto fare due tre giorni di ritiro. Se dobbiamo tornare agli anni settanta io non sono d’accordo. Adesso abbiamo una squadra tranquilla e dobbiamo andare avanti”.

Anni settanta, grazie all’intercessione del diesse Bigon, ormai alle spalle. Ora tocca all’allenatore ex Liverpool e Valencia smentire il patron, con i fatti. Sullo sfondo resta un gesto che, comunque, sembra aver sortito i suoi frutti.

Edoardo Brancaccio

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