Lo sdegno di Malagò sui fatti dell’Olimpico: “Agiremo in maniera significativa. E sulla finale a Roma…”

A margine della presentazione degli Internazionali BNL d’Italia 2015, svoltasi nella sala stampa dello Stadio Olimpico, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito agli striscioni esposti in Curva Sud contro Antonella Leardi, durante l’ultimo match di campionato tra Roma e Napoli. Questo uno stralcio della sua intervista: “Sabato ero allo stadio e onestamente ho provato un senso di grande disagio nel leggere quel messaggio. Io ero alla presentazione del libro della mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi, ed è una cosa che non riesco proprio a capire. Sono un tipo curioso, quindi, paradossalmente mi farebbe piacere avere un confronto con le persone che si sono sentite di scrivere questo messaggio, che è incomprensibile. Uno può essere d’accordo o meno dopo quella tragedia, ci può essere chi è più riservato e chi invece può raccontare il proprio dolore. È una finalità benefica, sociale, una mission nei confronti di chi non ha fortuna nella vita. Non mi sembra che ci sia nessuna speculazione”.

Sulla decisione del giudice sportivo, di chiudere la Sud per un solo turno di campionato, interviene poi: “Alla fine questa vicenda ha fatto sì che si penalizzi la società perché si chiude la curva. La maggioranza delle persone che erano in curva adesso pagheranno un prezzo così elevato che non potranno vedere la partita, mentre i tifosi azzurri speravano in un’ulteriore penalizzazione. Oggi in una riunione abbiamo approvato degli interventi significativi di ulteriore investimento per quanto riguarda le telecamere, i tornelli e gli accessi allo stadio Olimpico in modo che sarà chirurgico individuare i soggetti. Ma poi c’è un problema di norme e di giustizia sportiva. Oggi con queste norme si possono individuare le persone, ma poi si finisce sempre sotto la giurisdizione del mondo sportivo”.

E sul possibile passaggio del turno del Napoli con conseguente finale contro la Juve ancora nella capitale, aggiunge: Non mi posso permettere di fare il tifo per una squadra o per l’altra, una città che non è in condizione di sopportare una partita del genere vuol dire che avrebbe già perso, non c’entra niente il campo

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