Dalla partita perfetta dell’andata alla sfida dell’Olimpico, tra rimpianti e dolci ricordi per gli azzurri esiste un solo imperativo

Una sfida da far tremare i polsi, novanta minuti che se non rappresentano un dentro o fuori – Il Napoli è atteso da altre nove finali senza considerare le coppe – assumono comunque quel pathos tagliente, i fortissimi contorni della sfida decisiva. La gara di domani all’Olimpico rappresenta un bivio, una delle ultime chances per il gruppo di Rafa Benitez per attestare, ribadire, quei valori troppe volte messi in discussione, avvinghiati ad un masochismo a targhe alterne che come una spada di Damocle ha pregiudicato il percorso dei partenopei in campionato. Il match clou in riva al Tevere come opportunità per riprendere il filo di un calcio mai più riproposto, neanche nel miglior periodo stagionale a cavallo tra il trionfo di Doha e i primi due mesi del 2015.

La partita perfetta – Una lezione di calcio, quella del novembre scorso al San Paolo. Ospite una Roma vogliosa di riscatto, pronostici in bilico con un leggero favore appannaggio dei giallorossi. Pronostici dilaniati dalla ferocia di un collettivo praticamente perfetto. Un’intensità disarmante nella quale infrangere qualsiasi velleità degli uomini di Garcia. Difesa compatta, ottimo lavoro sugli esterni e impeccabile in marcatura, retroguardia guidata da un Koulibaly superlativo, senza alcun dubbio la miglior gara in azzurro per l’ex Genk, una muraglia invalicabile dinanzi alla quale TottiGervinho e compagni apparvero impotenti, non riuscendo mai a imprimere reali pericoli. La mediana composta da Jorginho e David Lopez un assolo dolce ma deciso, attento filtro in mediana e perfetti in impostazione, pronti a verticalizzare all’istante per gli avanti partenopei, perfetta la gestione delle due fasi a metà campo. Fase offensiva azzurra in tutto il proprio splendore, trascinata da un Insigne incontenibile. Una compilation di legni, salvataggi affannosi dei romanisti e azioni da manuale del calcio a corredo delle due reti di Higuain e Callejon (una delle ultime gare da vero Calleti), ad aprire e chiudere l’incontro. Massima intensità, livello garantito con continuità estasiante, squadra corta e in grado di esprimere tutto il meglio del proprio repertorio offensivo, in sostanza: probabilmente la miglior gara del Napoli targato Benitez.

Promesse non mantenute – Avrebbe potuto rappresentare un trampolino importante, lo spunto dal quale partire per cercare maggiore gloria in un’annata che ad oggi, comunque, vede gli azzurri in lizza su tre fronti agli albori di aprile. Come già premesso, però, il cammino dei partenopei in campionato non ha mantenuto un tale profilo. Una rosa ancora incompleta – in qualità più che in quantità – per garantire un livello eccellente in ogni competizione, errori individuali e qualche errore del tecnico partenopeo, un mix devastante che ha sigillato la stagione in corso nei crismi del rimpianto, di quel vorrei ma non posso che troppo spesso rappresenta un leit motiv alle pendici del Vesuvio. Tante le occasioni sprecate che ora costringono Higuain e compagni ad un solo imperativo, vivere un rush finale da protagonisti, azzannando qualsiasi occasione come fosse l’ultima, attendendo il responso finale. Un vademecum imprescindibile, quale miglior inizio se non la sfida di domani.

Edoardo Brancaccio

 

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