Rafael: “Sono felice, sto recuperando. Pepe? Lo sento spesso, è un piacere lavorare con lui. Il mio sogno? Vincere lo scudetto”

NAPOLI – Ringrazia Dio di continuo, “perché è Dio la nostra forza”, però il primo concetto chiaro che viene fuori in un attimo è che Rafael Cabral Barbosa, per tutti semplicemente Rafael, la determinazione l’ha avuta in dotazione con il certificato di nascita. Un treno, un bulldozer, un truck all’americana cadenzato come fanno in Texas: è questo, il ventiquattrenne portiere brasiliano del Napoli. Un atleta che in una notte fredda di febbraio, in Galles, ha visto andare in frantumi un ginocchio e i sogni di gloria, per giunta nel momento migliore della sua stagione, ma anche un uomo che il giorno successivo, con la ferita ancora aperta e il dolore alle stelle, ha saputo annunciare al mondo: “Tornerò più forte di prima” Scommettiamo che ci riesce?  “Lo spero”. Ce la farà: non fosse altro per dimenticare più in fretta possibile la delusione di un Mondiale inseguito e sfiorato, che ora, come dice lui, dovrà vivere direttamente: “Dal divano”. E giù risate in teleselezione da Santos, Stato di San Paolo, regno di Pelé e tra una decina di giorni capitale del mondo del calcio insieme con tutto il resto delle terre do Brasil: è lì che vive, Rafa il giocatore, insieme con la moglie Vanessa e in virtù di una fede che ogni giorno è sempre più forte; è da quelle parti che è a nato, a Sorocaba, e che ancora oggi vivono la sua famiglia e i suoi amici; è lì che lavora duro ogni giorno, seguito da una squadra di terapisti, per centrare i due obiettivi del carnet della sua seconda stagione azzurra: “Vincere lo scudetto”. Mica male come inizio: “E soprattutto vincerlo da protagonista”. Da numero uno.

Che voce squillante, Rafael. Buon segno.

“Sì, mi sento bene, benissimo. Sono felice. E sa perché?”.

Dica, dica.

Perché ho ricominciato a giocare. A lavorare anche con il pallone: piano piano, ma ho iniziato”.

Complimenti: a più o meno cento giorni dalla rottura del crociato anteriore del ginocchio destro è un bel traguardo.

Raggiungerò Napoli il 10 luglio, giorno del raduno a Castelvolturno, e sarò pronto per il ritiro”.

Se tutto andrà bene potrà rientrare a fine agosto, per il play off di Champions League.

L’obiettivo è quello, vediamo. Nel frattempo continuo a fare palestra e corsa, e come dicevo ho anche cominciato a usare il pallone. Movimenti semplici, per ora, ma sento le gambe forti. Più forti. Ora devo migliorare nella velocità”.

Come ha trascorso questi mesi difficili?

Il primo è stato duro, sì, ma poi è sparito il dolore ed è andata sempre meglio: Dio è la nostra forza, la fede mi ha aiutato tanto. Mi aiuta sempre. E poi, non ho fatto altro che sudare nel centro sportivo del Santos”.

Casa sua.

Beh, sì, ci ho giocato quattro anni e conosco tutti. Anche i fisioterapisti: in questo periodo mi hanno seguito in quattro, ma soprattutto Thiago Lobo, il punto di riferimento delle giovanili della Seleçao e ormai un amico. Comunque, ora è Napoli la mia casa”.

De Laurentiis sarà contento di saperlo.

L’ho sentito al telefono e ci ho parlato a lungo anche quando sono venuto in Italia per la finale di Coppa Italia. E poi parlo sempre con Benitez, con il preparatore dei portieri e con i dottori: avverto grande affetto intorno a me”.

Reina la chiama?

Sì, sempre: mi è stato molto vicino”.

E se Pepe dovesse restare in azzurro cosa accadrebbe?

Non c’è problema: in generale rispetto tutti, e poi è un vero piacere lavorare con lui. Io sono tranquillo, conosco le mie qualità e mi alleno per giocare”.

Scusi la franchezza: si aspetta di diventare titolare nel suo secondo anno di Napoli? 

Punto a giocare di più, con maggiore continuità. La mia prima stagione è finita dopo 11 partite, dove mi sembra di essere andato sempre molto bene, e ovviamente ritorno con la grandissima voglia di fare di più. Di avere continuità. Tra l’altro, il progetto iniziale prospettatomi era proprio questo: ambientamento il primo anno, giocare il secondo anno. L’infortunio ha complicato tutto, però non mi fermo: devo tornare più forte di prima”.

Il popolo azzurro l’ha vista poco all’opera, in effetti, però quanto è venuto fuori ha suscitato grande entusiasmo: lei ha stoffa, qualità e carattere.

“Sono giovane ma con il Santos ho fatto tanta esperienza da titolare. Vincendo anche qualcosa”.

Libertadores, Recopa Sudamericana, tre volte il titolo Paulista e una coppa del Brasile: mica poco. Le dà fastidio che si accostino al Napoli i nomi di altri portieri?

No, assolutamente, è la normalità per i grandi club: accadeva anche in Brasile, sono abituato. E tra l’altro non c’è problema: può arrivare chiunque, non mi turberebbe né cambierebbe i miei piani”.

Una stagione da titolare è il suo obiettivo personale: e quello della squadra qual è?

Punteremo ancora a vincere lo scudetto, a passare quantomeno la fase a gironi di Champions League e magari a bissare la vittoria in Coppa Italia”.

Di tutto e di più.

Normale: ci abbiamo già provato e ci riproveremo con maggiore convinzione”.

Il suo sogno?

Vincere lo scudetto, claro”.

Claro. Sarà ancora la Juve la squadra da battere?

E’ la più forte, sì, ma ci sono la Roma, l’Inter, il Milan e anche la Fiorentina: credo che il prossimo campionato sarà molto più combattuto”.

Cosa manca al Napoli per colmare il gap con la Juventus?

Non lo so, nella nostra squadra c’è già tanta qualità. E poi sono soltanto un calciatore: certe valutazioni spettano all’allenatore e alla società”.

Mettiamola così: cosa si aspetta dal mercato?
Devo pensare esclusivamente a lavorare e a tornare più forte di prima: non ho altri compiti. Di certo posso dire che dovremo evitare certi errori che hanno condizionato la stagione appena conclusa”.

A proposito di condizionamenti: riesce a risolvere l’equazione Mondiale-Seleçao-Rafael?
Mica facile? Sono dispiaciuto di dovermi limitare a guardarlo in tele, questo Mundial: pensavo di avere delle chance e di potermi meritare la convocazione come terzo portiere. Ci credevo sul serio. Peccato”.

Quattro anni passano in fretta.
Speriamo, speriamo”.

Magari il prossimo lo giocherà con Jorginho, uomo sospeso tra la Nazionale italiana e quella brasiliana.

Credo che abbia già fatto la sua scelta e che giocherà con l’Italia. La sua carriera s’è sviluppata tutta in Italia, mentre in Brasile è poco conosciuto perché è andato via da ragazzino. Spero che lo convochino molto presto, lo merita: ha tanta qualità”.

Henrique l’ha sentito? Tiferà per lui da brasiliano e da collega del Napoli.

Sì, certo: era felice, felicissimo. Felipao lo conosce sin dai tempi del Palmeiras, sono convinto che vivrà un’esperienza stupenda”.

Andrà a vedere qualche partita dei suoi compagni del Brasile?

Non avrò il tempo di andare allo stadio, devo continuare il programma di recupero: ogni giorno sarò impegnato al centro del Santos dalle 8 alle 12.30 e dalle 15 alle 18. Non mi fermo. Non devo. Non voglio farlo”.

Neanche per un po’ di vacanza, di relax totale?

Qui c’è il mare, ma sapete cosa mi dicono gli amici quando mi vedono? “Rafa, sei più bianco di quando sei tornato a casa””.

Lei prima ha definito Napoli la sua nuova casa: ha saputo delle dichiarazioni, a suo discutibile modo ironiche, del nuovo presidente del San Paolo in merito alla storia dei soldi della camorra e dell’interesse, subito smentito dal club azzurro, nei confronti di Ganso?

Sì, e mi sono dispiaciuto: è stata davvero una battuta molto infelice”.

A lei chiedono mai di Napoli e del Napoli?

Sì, certo: sono stato intervistato da due, tre trasmissioni televisive, e ogni volta ho ripetuto sempre le stesse cose: che si vive benissimo. Che la città e la gente sono spettacolari e che ho la fortuna di giocare in un grandissimo club”.

E il Brasile, invece, come si prepara ad ospitare il Mondiale?

Gli stadi e gli aeroporti sono pronti, credo che per l’esordio saranno finite anche le strade e perfezionati tutti i servizi necessari per la manifestazione”.

La tensione e le proteste preoccupano?

Credo che sia una cosa normale: il popolo chiede che migliorino la scuola, la sanità e le opportunità, e il Mondiale offre una vetrina importante per le loro esigenze condivisibili. Noi tutti siamo vicini ai poveri. Anche i giocatori della Seleçao”.

Fonte: Corriere dello Sport

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