Maurizio De Giovanni: “Coppa Italia, questa vittoria è per Napoli…”

Chi ha vinto la coppa surreale, nella notte surreale di ieri? Nella notte di un inno nazionale fischiato dagli stessi cittadini di quella nazione, come se fosse l’inno di un odiato paese nemico? In una partita surreale, partita con tre quarti d’ora di ritardo nel clima disperato e sospeso di notizie che arrivavano o non arrivavano da un ospedale? In un silenzio surreale di una curva attonita, mentre la curva di fronte continuava a dare lo splendido esempio di idiozia ormai consolidato e fatto di cori ottusi? Chi ha vinto, nella notte dei quattro capitani e dei mille ammoniti, della pioggia di gol e cartellini, nella partita vinta subito, persa in mezzo e stravinta alla fine?

Ci piacerebbe dire che ha vinto Benitez, a segno nel suo primo anno e già vincente quanto il suo predecessore in quattro esercizi. E ci piacerebbe anche dire che è stata la vittoria di un gruppo consolidato e vincente, nella mentalità e nella coesione. Più di tutto, ci piacerebbe dire che ha vinto una tifoseria civile e serena, tetragona agli insulti e indifferente alle provocazioni. Non è stato così, purtroppo. Della squadra si deve dire bene, al di là delle solite devastanti amnesie e dell’assoluta, consueta incapacità di gestire la partita quando questa si fa dura; i ragazzi hanno fatto tre gol, uno in inferiorità numerica dovuta alla follia di Inler. Strano destino, quello della fascia di iersera, chi la tocca muore: Hamsik esce zoppicando, Insigne per esaurimento di forze, Inler col cartellino rosso e Behrami con la coppa in mano. E anche di Benitez, che ormai naviga sfruttando l’inerzia di un motore spento, si deve dire bene: frigge il pesce con l’acqua, e un trofeo vinto è meglio di un trofeo perso, direbbe il compianto Boskov. Ma chi scrive si sente un tifoso, e non sa proprio cos’ha in comune con la gente che ha prodotto una batteria di fuoco contro steward e pompieri, e poi ha invaso il campo impedendo una serena premiazione per assalire all’arma bianca la curva viola. Chi ha vinto la coppa Italia, ieri? L’ha vinta una società ben gestita e oculatamente amministrata, vero. Ma la città? Questa storia degli assalti e degli attacchi, il fatto di essere perennemente oggetto di rime e canti atrocemente stupidi e di essere assaliti puntualmente a qualsiasi latitudine è davvero insopportabile: ma reazioni violente e terribili sono inaccettabili, come inaccettabile è costituire un tatuato e rasato tribunale ultrà al quale devono rendere conto calciatori e società per capire se, come e quando debba essere giocata una partita.
Ma qualcuno l’ha vinta, la Coppa Italia. L’ha vinta un’intera città gioiosa e incantata, che canta il vero inno azzurro: quello dei soldati innamorati che non vogliono fare nessuna guerra, ma solo esplodere di felicità per le legittime vittorie della propria squadra.

Chi ha vinto la Coppa Italia, quella vera, sa bene che si tratta di un trionfo vero, di un trofeo importante e non di un ripiego, lo scarto di una stagione d’ombre e luci; la città vera, quella intelligente, ironica e mai violenta, sa che su questa vittoria si può costruire un edificio alto e forte che possa compensare l’abisso di ventiquattro punti dalla vetta del torneo. Sa che ora la programmazione e la voglia di vincere devono avere uno scatto in avanti, perché ce lo meritiamo un po’ tutti: come quelli che hanno visto la partita da casa, temendo e tremando per la salute degli amici in trasferta e anche un po’ per la vittoria della propria squadra, avrebbero meritato una telecronaca di profilo più alto e di maggiore obiettività; soprattutto perché ora andremo a giocarci una Supercoppa italiana che qualcosa saprà dire in merito alle pretese differenze di forze in campo, i provinciali contro gli europei. 

Fonte: Il Mattino

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