Diego Armando Maradona tra libri, fisco, Napoli e tribunali

Il libro si chiama “Maradona ha ragione: Diego e il Fisco italiano, venti anni di umiliazioni”. La prima copia è stata consegnata all’ex capitano del Napoli e della Seleccion argentina dal suo legale napoletano Angelo Pisani nella festa di compleanno a Dubai il 30 ottobre. Pisani ha collaborato con Diego alla realizzazione di questo libro che racconta il contenzioso cominciato nel ’91, con una cifra lievitata fino a 39 milioni di euro. Quella che Maradona contesta con forza in questo libro e il suo legale Pisani, affiancato da uno staff di consulenti, lo farà mercoledì in occasione dell’udienza presso la Commissione tributaria di secondo grado (ma potrebbe esservi un rinvio). Diego ha deciso di inviare la prima copia del libro a Papa Francesco, suo connazionale. «Perché il Pontefice lotta per una giustizia giusta». Racconta Maradona: «L’Italia è un grande Paese, un grande popolo, gente che mi ha sempre trattato con amore e rispetto e io in Italia voglio andarci tutte le volte che voglio. Solo chi ha incontrato i napoletani può capire che cosa significa sentirsi amato, anche al di là del calcio e delle passioni che il gioco più bello del mondo scatena. E io non voglio stare lontano dall’Italia e da Napoli, non voglio essere condannato all’esilio per un ingiustizia, non voglio subire l’ostracismo per colpa di burocrati del Fisco italiano che pretendono somme assurde da me per una inesistente violazione».

E sui 39 milioni: «Penso sempre che è una vergogna quello che mi stanno facendo e che mi vorrebbero fare. L’Italia sarebbe un paradiso se ci fosse una vera giustizia fiscale. L’Italia sarebbe un Paese normale, giusto, se i governanti facessero finalmente pagare le tasse a tutti, non solo ai pensionati e ai poveri lavoratori ma anche a quei signori che guadagnano milioni di euro e dichiarano di essere nullatenenti o che girano in Ferrari ma al Fisco dicono che sono indigenti. L’Italia è un grande Paese, uno dei più belli al mondo, ma il suo sistema fiscale è pieno di ingiustizie e io non consentirò a nessuno di criminalizzarmi. Nessuno mi può definire evasore perché io le tasse le ho sempre pagate in Italia e continuo a pagarle. Ovviamente le tasse che conoscevo e che sapevo di dover pagare».

FONTE Il Mattino

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