E’ anche la notte di Gokhan Inler. L’agente: “Ora è un altro uomo, sente la fiducia di Rafa”. E il leone sa come sconfiggere il Borussia…

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Cheese: e stavolta il sorriso è a trentadue denti, lo specchio di un uomo rinato, restituito a se stesso, senza pesi sulle spalle e nella testa, senza la paura di sbagliare, senza l’ansia da prestazione, senza alcuna preoccupazione e forse neppure un pizzico di pressione. Cheese: se la può ridere, finalmente. Inler, perché il peggio è passato e due anni dopo, in quella frase (che potrebbe avviare il dibattito) lanciata dal suo manager, Dino Lamberti, c’è la sintesi d’una verità indiscutibile: “Ora è un altro uomo“. I diciotto milioni di buoni motivi per interrogarsi si snodano in tre sfide utili per capire il “nuovo” Napoli e il «nuovo» Gokhan Inler, legati (indissolubilmente) da una filosofia tattica che privilegia il palleggio e lo sviluppo della manovra per vie centrali e dunque concede d’essere in linea con la propria vocazione: buona la prima (contro il Bologna), niente male la seconda (in casa del Chievo) ed invece persino ottima la terza (con l’Atalanta), soprattutto nella ripresa afferrata a petto in fuori e sistemandosi nel bel mezzo del campo a dirigere come gli piace.

Cheese: perché l’Europa è un interminabile giardino con l’erba sempre più verde e perché le statistiche inducono a starsene tranquillo, a caricare il destro o il sinistro, e poi ad aspettare che capiti qualcosa. Accade una volta, ma guarda un po’, in Borussia Dortmund-Udinese, stagione di grazia 2008, 0-2 in casa dei tedeschi, e al ritorno, quando s’arrivò ai rigori, il glaciale Inler si presentò sul dischetto, quarto della serie, e contribuì di suo al passaggio al turno in Europa League. Due reti in due partite, una con palla in movimento l’altra dagli undici metri: un battesimo di fuoco, nelle vesti di goleador, proprio al cospetto di Klopp, prima di ripetersi con il Werder Brema e di svelarsi, successivamente, nel Napoli che batte il Villarreal in casa sua o che sfiora l’impresa a Londra, con il Chelsea. Inler-bomber, chi l’avrebbe mai detto?

E’ l’ora (e mezza) della Champions, è una notte che sa Inler, il turco napoletano (con passaporto svizzero) che in Europa s’esalta e che con Benitez ha riscoperto il gusto d’essere regista, dunque epicentro d’una manovra che in passato si snodava soprattutto sugli esterni
e che stavolta invece concede di toccare palloni in continuità industriale e di riuscire a riemergere. Il terzo Inler è quello che Benitez ha trattenuto con forza, prim’ancora che cominciasse il mercato, memore delle qualità di un centrocampista utile per ragionare, per determinare il gioco, per costruirlo: e ora che la materia grigia è lì spruzzata sul campo, c’è l’ottimismo diffuso dal proprio manager che riempie la vigilia. «La fiducia dell’allenatore fa sentire Gokhan importante.  E poi fisicamente sta bene, è un mostro, può giocare due partite a settimana».

L’Inler in versione internazionale è metodista moderno, interditore nella fase passiva e mente illuminata in quell’attiva: e in questa serata specialissima che sa di Champions, l’ultima immagine risale a Stamford Bridge, tristezza e rimpianti però anche l’illusione di quella randellata dal limite area, utile per mandare in ansia il Chelsea, per ricacciarlo indietro dopo il 2-0, per aprire uno squarcio, regalarsi un’emozione ancora, prima poi di crollare alla distanza con quel 4-1 che ha fatto male, eccome, a lungo. Ma adesso è arrivato il momento di buttare via (e definitivamente) la maschera e di mostrare di nuovo l’espressione da re leone sfoggiata in occasione della presentazione di due anni fa: quando arrivò Inler, che in realtà era già quello comparso in questo primo mese. Cheese…

FONTE: Corriere dello Sport

 

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