Al primo giorno di ritiro, è finita la mia astinenza…

E così è finita la nostra prima giornata intera di ritiro. Dimaro è come sempre accogliente, ma soprattutto piena. Più piena degli altri anni. E così, l’allenamento mattutino non riusciamo neanche a vederlo tanta la gente sugli spalti e l’amichevole sembra essere una prima di Champions tanto l’anticipo con cui si vedono tifosi andare al campetto. Ma andiamo con ordine.

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La sveglia è stata dura da accettare. La sera prima abbiamo onorato le iniziative del posto e partecipato ad una sagra a pochi chilometri da qui. Già il primo anno di Dimaro l’avevamo assaggiata e il nostro cuore, ma soprattutto il nostro fegato, ha voluto rifare l’esperienza delle dieci tappe culinarie con dieci vini diversi versati in un bicchiere appeso al collo. Tanti San Bernardo che si trascinavano da una tappa all’altra. Capirete bene che tutto ciò, unito alla sveglia della mattina alle 3:30 per giungere a Dimaro in tempo per l’allenamento pomeridiano, ha messo a dura prova anche i più sofferenti d’insonnia. E allora, lasciatamelo dire, la sveglia è stata dura da accettare. Ma ce l’abbiamo fatta. Al primo caffè, i primi segnali dell’arrivo di amici da Verona. Al secondo caffè, altri segnali di altri amici arrivati da Torino. Al terzo caffè, li abbiamo raggiunti al campo e lì abbiamo capito subito che non sarebbe stato facile prendere posto.  Ecco perché abbiamo preferito raggiungere quella che è, tra l’altro, la nostra posizione naturale. Dietro la porta, in piedi e a intonare cori d’incitamento. Ci siamo ritagliati la nostra personale curva B.  Tanto che ad un certo punto abbiamo anche pensato di prendere i posti con lo scotch per l’amichevole del pomeriggio.  Tra noi, soltanto due avevano fatto il biglietto. Uno, detto “il contabile”, ma non chiedetemi perché, ha preferito vedersela in tribuna senza batter ciglio e un altro non è riuscito a staccarsi dal gruppo e ha regalato il suo biglietto ad uno che lo sta ancora ringraziando. Insomma, decidiamo che quella sarà la nostra postazione anche per il pomeriggio e, non paghi dell’alcol della sera prima, ormai smaltito, forse, decidiamo che un aperitivo ci sta proprio bene. E aperitivo fu. Corredato da cori, esaltazione e figurelle, tra una fotografa bionda che ci chiede d’immortalarci, firmando così la sua condanna a essere presa di mira dai maschietti per tutta la partita da lì a qualche ora, una cameriera che giura di avere un cognome partenopeo, ed Esposito in effetti ricorda vagamente Napoli, e tra spritz e birre in quantità industriale. Non mi chiedete quante che neanche il contabile di cui sopra è riuscito a tenerne il conto.

Man mano che la giornata andava avanti, in noi cresceva la sensazione di partecipare al ritiro più bello dei nostri 4 anni. Almeno dal punto di vista delle persone e del divertimento. Perché dal punto di vista calcistico, abbiamo assistito ad un’amichevole tutt’altro che entusiasmante. Insomma, abbiamo vinto e questo non lo prenderei neanche in considerazione. Ma lo abbiamo fatto con una doppietta di Calaiò, un goal di Bariti, uno di Smaili e l’ultimo di Novothny. Con tutto il rispetto per i ragazzi e per Smaili, ma alla doppietta di Calaiò, giuro, ho sentito la collinettacurvaB acclamare il nuovo sostituto di Cavani. Io ho persino visto nel primo goal, lo stesso movimento sul primo palo. Le speranze e l’astinenza fanno brutti scherzi, lo so. Ma non volevamo deprimerci per il fatto di dover vedere Vitale sulla fascia, Donadel a centrocampo,  Uvini e Fernandez in difesa. Quest’ultimo, con una grande mano di Colombo, è riuscito a procurare un rigore anche alle arance di Salò. Intanto sulla nostra personale collinettacurvaB si sprecavano cori di tutti i tipi: dal canto d’amore per il Vesuvio, al canto di stima per Criscitiello, al canto di amicizia per la juve e gli juventini. Qualcuno ricorda anche a Zuniga che, se vuole, può andare dai bianconeri e giura di aver visto uno sguardo di approvazione nel colombiano. Qualcun altro ancora ha avuto per tutto il giorno e, quindi, anche durante la partita il leit motiv “solo la maglia”, che come concetto condivido in pieno, inveendo  civilmente contro qualsiasi, e dico qualsiasi, coro che avesse al proprio interno un nome di un giocatore, allenatore, magazziniere o massaggiatore. Insomma, come se in mezzo al campo ci fossero semplici manichini. Praticamente, un torneo di Subbuteo.

E allora, ragazzi miei, dopo l’ennesimo aperitivo post partita, abbiamo assistito alla presentazione della squadra di Subbuteo con un Auriemma sempre più discutibile. E abbiamo concluso che: Armero è meglio di Don Lurio, Zuniga non sa saltare, Benitez ha detto a modo suo “Preside’, cacc’e sord’!”, Hamsik ha imparato le parolacce in napoletano, Tutino ha un capello inguardabile, Tommaso Starace è il vero trascinatore e noi siamo ancora senza un attaccante serio.

Ma soprattutto abbiamo concluso che, nonostante tutto, le nostre sensazioni erano giuste. Questo è il nostro più bel ritiro. E non per le persone che vediamo in campo, ma per quelle che ci circondano fuori dal campo. Una famiglia sempre più bella che rende questo sport e questa squadra ancora più speciali. Voi continuate a chiamarlo semplicemente ‘o pallon’, noi preferiamo chiamarlo passione.

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