Lippi, Fonseca, Di Canio e quella qualificazione in Uefa strappata coi denti

napoli qualificazione uefaNapoli qualificazione Uefa \ A seguito dei ruggenti anni ’80, che sul finale hanno regalato al popolo partenopeo gioie e vittorie insperate, i primi anni novanta arrivano imperterriti quasi a spegnere le velleità di una società che si era appena affacciata tra le grandi e che avrebbe voluto proseguire quella cavalcata stupenda di cui Maradona & co. erano stati i principali protagonisti. Ma il destino, beffardo, cominciò ad accanirsi contro la sorte degli azzurri, che videro l’inizio di una crisi societaria  profonda a partire dalla stagione ’93-94, quando l’ingegnere Corrado Ferlaino, appurata l’impossibilità di onorare la lunga lista di creditori a cui bisognava far fronte, decise di vedere il pacchetto azionario ad Ellenio Gallo, che divenne così il nuovo timoniere del Napoli. Ovviamente a pagarne le spese di quell’alone di debiti lasciato pendente da Ferlaino ci pensò la squadra, che subì un profondo e radicale indebolimento, a partire dalle cessioni forzate di Zola e Crippa, passati al Parma di Tanzi, assieme con altri calciatori dagli ingaggi pesanti, tra cui il grande Antonio Careca, oramai agli sgoccioli della carriera. La campagna acquisti si preannunciò all’insegna dell’austerity, con la necessità di dare precedenza all’arrivo in azzurro di calciatori in prestito e cercando la compartecipazione nell’ingaggio dei nomi di maggior rilievo.

Alla fine, l’unico calciatore realmente di spicco fu Paolo Di Canio, girato in prestito dalla Juve, a cui verranno affiancati le promesse Corini e Buso dalla Samp, il navigato Bordin dall’Atalanta, Gambaro e Bia dagli oramai amici parmensi, i giovani Taglialatela, rientrante dal prestito al Bari in Serie B, e la promozione in prima squadra di un giovane difensore promettente dil nome di Fabio Cannavaro, e uno sconosciuto Fabio Pecchia, proveniente dall’Avellino, all’epoca in Serie C. Alla guida tecnica venne chiamato l’ambizioso Marcello Lippi, nel campionato scorso autore di un’impresa con l’Atalanta, arrivata all’ottavo posto e capace di sciorinare calcio d’alta scuola. La formazione, pressappoco, recitava così: Taglialatela tra i pali, chiamato a confermarsi portiere affidabile, Bia come libero, alle spalle di Cannavaro, a cui venne subito affidata una maglia da titolare, capita Ferrara e Gambaro sulla zona centrale, esterno a sinistra Policano, con licenza di fluidificare, a centrocampo lo svedese Thern, già testato nel campionato precedente, assieme con il giovane Pecchia e l’esperto Bordin, prima punta Fonseca, attorno cui ronzava l’estro di Paolo Di Canio. Agli undici appena citati bisogna aggiungere Buso e Corini che spesso si alternarono durante il campionato, a seconda delle necessità. Sulla carta, la squadra costruita era nettamente al di sottò di quella dell’anno precedente, mancava di qualità e di spessore tecnico, era stata imbottita di giovani in reparti che avevano la necessità di contare su gente esperta, a Napoli, si sa, fare “la giovane promessa” è mestiere difficile. Si parte male, il Napoli le busca in casa dalla Samp, va a Cremona e ne prende due, pareggia in casa col Toro. Qui la magistrale capacità di gestione di Lippi, che professa calma ed invita la squadra a concretizzare quanto di buono viene fatto in settimana durante gli allenamenti. Ci sono ampi margini di miglioramento secondo il tecnico, e, prima o poi, i calciatori saranno in grado di mettere in pratica la chiave tattica concepita attraverso il lavoro del tecnico. La squadra “sboccia” nella trasferta di Roma  contro i giallorossi, 3-2 alla squadra di Mazzone e i giochi sono aperti.

In realtà il campionato del Napoli sarà caratterizzato da alti e bassi continui, con picchi di risultati roboanti, a cui fecero eco sconfitte brucianti ed inaspettate. Lo sprint finale dei ragazzi nel mese di Aprile contribuì ad alimentare le speranze di una insperata qualificazione in coppa Uefa, anche se troppi risultati sarebbero dovuti combaciare per vedere gli azzurri tagliare quel traguardo. Ma all’ultima giornata, con la Roma ed il Foggia a 33 punti, il Torino a 34 assieme al Napoli, i partenopei erano chiamati a vincere a tutti i costi contro i pugliesi guidati da Zeman, per concretizzare un sogno che pareva divenire realtà. Il Foggia, dal suo canto, era stato autore di un grande campionato che avrebbero voluto coronare con la qualificazione in Uefa, magari proprio ai danni della Roma, favorita nella corsa, dovendo giocare l’ultima gara in casa proprio contro i granata. La gara dell’Olimpico finirà 2-0 per i giallorossi, il Napoli, impegnato allo “Zaccheria” di Foggia giocò una gara accorta e sorniona, che sbloccò con Di Canio, abile opportunista nel rubare palla al portiere foggiano Bacchin, reo di aver tentennato palla al piede dopo un retropassaggio di un difensore. Alla fine del campionato, Lippi cederà alle lusinghe della Juventus ed il Napoli andrà a giocarsi una coppa Uefa inaspettata, da cui cercherà di ricavare gli introiti necessari affinché si possano risollevare le sorti di una società allo sbando. Emblematico un cartello esposto per le vie della città, che recitava così: “Ci volevate in B, ci vedrete il Mercoledì“.

Proponiamo il gol di Di Canio nell’ultima gara a Foggia, che diede la qualificazione in Uefa agli azzurri, la cronaca è di un giovanissimo Raffaele Auriemma:

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