L’editoriale di Ivan De Vita: “Salite a bordo: destinazione San Siro”

editoriale_ivan_de_vitaTutti sul carro dei vincitori. Come nella migliore delle tradizioni del nostro calcio e della nostra città. Un mese e mezzo in una pozza di fango, impelagato tra pareggi e prestazioni altalenanti. La Juventus correva, il Napoli gattonava. In quell’andamento lento si è perso definitivamente contatto con il sogno tricolore. E non solo quello. La piazza e buona parte dei media ha anche smarrito il senno.

La certezza statistica premiava i partenopei come una squadra di assoluto valore che attraversava un normale trend negativo di risultati. Assolutamente no. Polemiche a macchia di leopardo, un vortice di accuse e facili deduzioni. La cavalcata alle calcagna dei bianconeri per l’intera prima parte del campionato? Cenere. Mazzarri e Cavani spinti altrove più per circostanze create che per la loro effettiva volontà. Un portiere tramutato in citofono, una difesa da rivoluzionare, Behrami l’unico ossigen-ato in mezzo al campo, centravanti abulici e spuntati. Era chiaro il periodo di appannamento anzitutto fisico di tanti elementi cardine. Era chiaro, altresì, che non si era certo imboccato un tunnel senza via d’uscita. Le teorie demagogiche e populiste come centro propulsivo dei nostri mali. Da sempre.

Una, due, tre vittorie di fila. I nuvoloni si diradano. L’allegra brigata delle “temibili” inseguitrici abbandonata nel traffico delle mediocri. Persino il Milan, con un ruolino di marcia da scudetto a partire da novembre, è ben quattro tacche sotto. Fermi tutti. Si gira la ruota, tutti in sella. Ora il Napoli è nuovamente una delle migliori realtà italiane, tra le poche di prospettiva. Tornano le reverenze al Presidente per la gestione finanziaria, balzano fuori dal cilindro i 14 punti in più rispetto all’anno scorso. Squilli di trombe e rullo di tamburi, un turbinio di suoni e colori scorta la squadra verso San Siro. La clessidra scorre. Ma cosa accadrà quando la polvere del tempo esaurirà i suoi ultimi granelli?

I denigratori attendono alla dogana. Intanto sono spariti dalla circolazione.

“Mazzarri ha finito le cartucce, è giunto il momento che vada via”. Nuova evoluzione del suo intoccabile 3-5-2, valorizzando l’estro di Hamsik e Pandev, con Behrami vertice basso di un autentico rombo. Il “titolarissimo” Inler messo in disparte: gioca Dzemaili, semplicemente perchè sta meglio. Bando ai preconcetti.

“Pandev è un ex-giocatore”. 160 giorni sono davvero tanti, non c’è dubbio. Poi due zampate in tre gare. Decisivo come solo i fuoriclasse sanno fare. Un ragazzo bersagliato da mesi, ciò nonostante un lavoratore silenzioso e apprezzato dai compagni e dal mister. Chapeau!

“Il Wolfsburg vuole Dzemaili? Fittiamo una macchina, glielo portiamo di persona”. E ora? Intoccabile. E’ bastata una tripletta al Toro. Cambiate spacciatore. Blerim ha qualità indiscutibili, circondato dalla fiducia e dal giusto assetto tattico può dimostrare tutta la sua versatilità.

“Si sapeva: farà la fine di Lavezzi…”. Finale di stagione anonimo prima di dirci addio. Era questo il destino di Cavani che si vociferava. Invece è tornato più rapace e assetato che mai. Solo per onorare questa maglia. Purtroppo sbaglia ancora tanti rigori. Ma è un segno di continuità. Un buon segno.

Dio fulmini le chiacchiere da bar! Anche perchè sono il luogo adatto dove la stampa del nord costruisce la sua trappola. Il Napoli ha intrapreso un’ottima scia, il Milan e Balotelli si sono un po’ stagnati. Tessere le lodi alla truppa azzurra è un assaggio di cianuro, una carezza vigliacca alle ali dell’entusiasmo. Esaltare, illudere, colpire. Un po’ come all’andata.

Questa volta no. Sono 27 maledetti anni che desideriamo espugnare la Milano rossonera. Si è faticato anche nei tempi del Dio Diego. Oggi sono loro a rincorrerci con la bava alla bocca. Nel 2008 e soprattutto nel 2011, al Meazza contendevamo la vetta più alta ad una squadra di campioni. Siamo crollati, sempre e solo per inesperienza. Dimostriamo che la musica è cambiata. Dimostriamo che di vertigini non soffriamo più, le abbiamo accolte nel nostro Dna.

Guarda il Diavolo dall’alto e sbeffeggialo. Il Paradiso non gli appartiene.

 

Ivan De Vita

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