L’intellettuale disorganico, Rosati e il Toro

editoriale_carlo_letteraOgni allenatore di calcio è in fondo anche un pò un matematico. Con la sua lavagna, i suoi schemi, le sue geometrie perfette ha la superbia della previsione, la volontà di pacificare il caso costringendolo a sfumare in una previdibilità scientifica. Mazzarri essendo un allenatore è quindi anche un matematico, in fondo dunque, anche uno scienziato, quindi un intellettuale dell’astrazione e della semplificazione.

Ma da ieri – in verità il sospetto covava da tempo – questo intellettuale si è sganciato totalmente dalla lezione gramsciana dell’organicità per prendere una direzione opposta, consacrandosi così alla disorganicità. La conferenza stampa di ieri è stata forte, polemica, ha avuto la stessa simbologia dell’invasione hitleriana alla Polonia. I Polacchi questa volta erano Bigon e De Laurentiis, costretti a subire un’invasione di territorio inaspettata quanto fulminea. Poche parole ma dense quelle del mister azzurro. “Radosevic non lo conosco, è stata una scelta della società”.

E’ un testo poetico, che all’apparenza sembra voler dire quello che letteralmente dice, ma andando a scomporlo rivela altro, e questo altro rivela una scollatura febbrile. Già alla lettera, in una semplice analisi grammaticale e logica questa frase è distruttiva. Analizzata secondo il metodo valenziale diventa catastrofica.
Mazzarri proclama con lucidità l’anarchia del sistema-Napoli,
ne indaga i motivi e ne rivela cause e conseguenze. Non si tratta, come qualcuno potrebbe obiettare, di un rispetto aziendalista dei ruoli. Allegri non direbbe mai “Constant non lo conosco, è una scelta della società.

La società è una struttura complessa dove ogni pezzo deve svolgere la sua funzione specifica. Ma la funzione specifica deve necessariamente legarsi alle altre, altrimenti il sistema non funziona. Dopo le parole di ieri devo dire che esternamente il sistema-Napoli è inceppato, al limite del collasso. Tutte le parole si possono dire,ma non tutte le parole sono opportune. Quelle di ieri francamente non lo sono. Dimostrano una scissione tra la testa e il corpo, tra l’emisfero destro e quello sinistro.

Il vero condottiero è colui che difende tutta la sua truppa, è colui che ha l’autorità e le spalle così larghe da voler portare su queste anche colpe altrui. Purtroppo non è questo il caso.

Ora si va a Torino. E si va con Rosati tra i pali. E quì si nasconde un pericolo che può essere mortale. Compito di un allenatore è far sentire tutti pari. Napoleone dedicava tempo e parole soprattutto ai secondi, affidando loro anche operazioni rischiose. A Napoli invece c’è la cantilena dei titolarissimi, che a dirla tutta, è anche giusta. Ci sono i più bravi e i meno bravi. Ma se si insiste anche attraverso il inguaggio a indicare la bravura e l’indispensabilità dei soliti non si fa un giusto lavoro. Si avvera quella che Vigovskj, grande psicologo ed educatore sovietico chiama “Profezia che si autoavvera”. Se un professore elogia sempre i soliti in una classe mentre sanziona con un 3 quelli che gli appaiono a prima vista meno bravi, allora gli alunni che hanno ricevuto il 3 si convincono di valere tre, e risponderanno ai compiti introiettando il tre e comportandosi da tre. Ecco perchè i “panchinari” si comportano da panchinari. Spero che stasera per Rosati non valga il teorema della profezia vigovskjana.

Carlo Lettera
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