Cavani contro Careca, titani a confronto. La sfida tra il passato ed il presente della storia partenopea

Careca-e-Maradona-al-NapoliMaradona, in conferenza stampa, ha ammesso il suo desiderio proibito di giocare con uno, mentre con l’altro ci ha giocato, eccome. Parliamo di Edinson Cavani ed Antonio Careca, il passato azzurro ed il presente e, chissà, il futuro.
Due calciatori simili per certi aspetti, diversi per altri ma ciò non esula dal fatto di discutere di due centravanti di livello internazionale, buoni per ogni epoca.

Cavani non avrebbe avuto problemi nel giocare nella Serie A di 25 anni fa, come è logico pensare che Careca, al giorno d’oggi, avrebbe fatto sfracelli con le odierne difesa italiane. A Maradona è stato chiesto un confronto su questi due fenomeni e Diego ha risposto di vedere Careca, seppure di poco, superiore a Cavani fermo restando l’indiscusso valore attribuito al “Matador” insieme al quale l’ex numero 10 azzurro non avrebbe dispiaciuto giocare. Magari è stata un risposta per partito preso; se venisse posta la stessa domanda ad Hamsik, ad esempio, verrebbe fuori un altro tipo di risposta. Ma secondo voi, chi ha ragione?

Cavani e Careca sono (e sono stati) due centravanti abbastanza atipici. All’uruguaiano non piace giocare spalle alla porta ma predilige partire molto da lontano, spaziando su tutto il fronte offensivo e occupando l’area di rigore solo quando l’azione è pronta per essere finalizzata. La tecnica che il Matador esibisce in ogni gara è ottima, ma non ancora eccellente; il suo generoso e dispendioso stile di gioco va a scapito, talvolta, con l’esecuzione di passaggi e/o tiri in porta, ma parliamo di una percentuale davvero minima ma della quale  va tenuta in debita considerazione, se messa in relazione con il suo termine di paragone.

Edinson preferisce giocare col destro, ma non si fa pregare quando c’è da battere a rete col mancino. Centravanti dal bagaglio tecnico che gli consente di concludere a rete sia di potenza che di precisione con uguale, mortifero, effetto. Ciò che colpisce maggiormente di Cavani è la sua straordinaria propensione al sacrificio, ciò che gli conferisce il titolo di “attaccante più completo del Mondo” per la semplicità con cui non solo si fa trovare pronto davanti alla porta avversaria, ma anche quando c’è da raddoppiare su un portatore di palla avversario, o di spazzare via l’area di rigore sui tiri da fermo. Da notare a suo favore anche il comportamento esemplare anche fuori dal campo e nello spogliatoio dove, dopo la cessione di Lavezzi e Gargano, ne è diventato uno dei suoi leader “silenziosi”.

La speranza è che questo fantastico attaccante possa rimanere a Napoli ancora tanto tempo, per battere record su record e rivivere gli anni d’oro e apprezzare nuovamente il sapore della vittoria dello Scudetto che manca a Napoli dalla stagione 1989-1990, quando il suo precursore Antonio de Oliveira Filho, in arte Careca, in tandem col “Pibe de Oro”, ha contribuito a trasformare il Napoli in una squadra ammirata in tutto il mondo, per spettacolo offerto e vittorie conquistate.  Careca arrivò a Napoli in età più che matura per confrontarsi in campionato come quello italiano, qualitativamente il migliore al Mondo negli anni ’80. Il centravanti brasiliano non impiegò tanto tempo per integrarsi nella già automatizzata macchina diretta da Bianchi, ma orchestrata in campo da Maradona ed i risultati, infatti, non esitarono a manifestarsi. Maradona e Careca si cercavano e trovavano ad occhi chiusi, uno spettacolo per il pubblico che poteva assistere a tanta scienza calcistica.

Il brasiliano ex-Sao Paulo  ha dalla sua una migliore tecnica di base come nella gran parte dei centravanti brasiliani. Ma Careca, rispetto allo stereotipo del attaccante  brasiliano dell’epoca aveva qualcosa in più. La sua tecnica sopraffina gli consentiva di tenere il pallone incollato al piede, come se il suo scarpino fosse magnetizzato;  ne giovavano i suoi dribbling, secchi, esteticamente elegantissimi ma mai fini a loro stessi.

Come Cavani, anche Careca predilige il destro, ma rispetto al bomber uruguaiano forse meno avvezzo all’uso del piede mancino. Non è un caso che amasse iniziare le sue azioni partendo da destra per poi accentrarsi, giusto per favorire l’uso del suo piede prelibato in ogni salsa ed in ogni schema. Se Cavani è sempre stato l’unico terminale offensivo del gioco di Mazzarri, in uno schema infarcito di mezze punte, Careca ha dovuto recitare ruoli diversi nel gioco d’attacco del Napoli di Bianchi, ma trovandosi a meraviglia sia da seconda punta dietro Giordano (o Carnevale), sia come unica punta con Maradona alle spalle.

 

Anche il numero di maglia accomuna i due bomber, infatti Careca esordì in maglia azzurra col numero 7, numero che ha fatto (e che ancora sta facendo) le fortune a Napoli del Matador,  prima di passare alla numero 9 lasciatagli da Bruno Giordano, dopo la sua cessione all’Ascoli.

L’unico aspetto per cui Cavani e Careca posso definirsi diversi è la regolarità nelle prestazioni. Detta della generosità di Cavani che gli consente di guadagnarsi la cosiddetta “pagnotta” a fine partita, c’è da dire, a sfavore di Careca, della sua discontinuità che lo portava ed estraniarsi dal gioco partite intere. Bersagliato, talvolta, dalla critica sportiva manifestava poi una certa indolenza e permalosità che lo ha portato spesso a lunghi silenzio-stampa. Emblematico fu il giudizio di una principale testata giornalistica nazionale che lo etichettò, dopo il disastro di Brema, come un “coniglio bagnato”, scatenando le ire dell’attaccante.

 

Certo, scegliere tra i due non è impresa facilissima. Maradona si è sbilanciato propendendo per il suo ex compagno d’attacco, ma la verità è che davanti a questi fenomeni del pallone c’è davvero poco da valutare, ma tantissimo da ammirare. Careca fa ormai parte del passato, ma le sua gesta rimarranno indelebile nella mente e nel cuore di ogni tifoso del Napoli, ma Cavani sta riuscendo in qualcosa di davvero straordinario, riuscendo a migliorarsi anno dopo anno a suon di reti, mettendo nel mirino il record di Maradona, dopo aver superato proprio quello di Careca, che ha fermato la sua macchina da gol a 73 reti.

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