Tutto in una notte…

La fame è di quelle ataviche. Si, lo so, che queste feste hanno impuzzolentito tutti di frittura di baccalà e capitone, hanno rimpinzato ognuno di noi di roccocò e struffoli, hanno  rinvigorito tutti con l’insalata di rinforzo e, non ultimo, hanno imbrufolito tutti con dolci e cioccolato della calza. Ma io parlo di un’altra fame. Quella di Napoli.

L’ultima era stata la gara soporifera,  ma vincente, di Siena. E a vedere il Milan nel pomeriggio, capiamo che a far addormentare l’avversario sono i bianconeri toscani, e allora ci preoccupiamo meno della nostra prestazione dell’anti-anti-vigilia. Il sabato sera, invece, vediamo l’anti-anti-calcio con una Lazio che fatica col Cagliari, viene aiutata da un rigore per lo meno generoso e continua la sua corsa al secondo posto, solitaria solo grazie all’ingiustizia sportiva. Ma chiaramente il pre-partita ha come protagoniste due sconfitte eccellenti. La Samp batte i bianconeri, questa volta quelli antipatici piemontesi, in casa loro e in 10. Una goduria che, abbiamo scoperto, nessuno di noi ha vissuto fino in fondo per  evitare delusioni tipo “Cagliari-Juve”.  L’altra partita della giornata è la Fiorentina. Anzi il Pescara. Anzi Perin. Gran bel portiere, soprattutto se si pensa che il tutto lo fa con quella fantastica frangia davanti agli occhi!

Insomma torniamo al San Paolo con una fame atavica. Fame di Napoli.

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E allora arriviamo prestissimo. Al tornello la solita steward che mi sorride e mi chiede cos’ho nello zaino. “Dunque, giubbino, portafogli, occhiali, panini e calza della Befana”. Mi dice: “Addirittura?!!”. E io penso che in effetti il giubbino avrei potuto lasciarlo a casa visto il caldo. Entro indenne e felice di rivedere l’erba del tempio. Siamo i primi del gruppo, ma l’attesa dura solo qualche minuto. E arriva prestissimo anche chi di solito si fa attendere.  Arriva sì, per poi, però, fare di tutto per andar via e portare con sé i suoi fedelissimi. In uno slancio di euforia, sulle note di “Romanooo, ohoh! Bastard…ohhhhhhh!” BAM! Si sbilancia inverosimilmente all’indietro e  fa un volo di almeno due file schiantandosi sui sediolini. Arrivare troppo presto allo stadio non è un bene se decidi di lanciarti come una rockstar, visto che non c’è nessuno dietro ad attutire il colpo. La sostanza è un dolore atroce che cerca di sopportare fin che può, fino a farsi curare alla postazione della croce rossa in tribuna, perché, chiaramente, per le “bestie” della curva, la postazione non esiste. Rimedia una costola incrinata, ma si rifiuta di andare in ospedale, per la gioia di chi stava per accompagnarlo, rischiando di perdersi una partita spettacolo e di dovergli bestemmiare contro per tutto il campionato. Ciccio e bodyguard tornano tra noi, lo spavento c’è stato, ma è chiaro che qualche battutina non gliel’abbiamo risparmiata. E allora, minimo, dopo il ragazzo della curva B accoltellato, abbiamo il ragazzo della curva B incrinato che, stoico, esulta per ben 4 volte senza morire definitivamente tra gli abbracci. E, chiaramente, da Nino D’Angelo a Volo D’Angelo il passo è breve. Un paio di file, almeno.

E se pensate che tutto ciò è avvenuto in contemporanea con una serie di messaggi inquietanti che arrivavano dalla Loggetta e che farneticavano di un abbonamento non trovato, capirete che le basi per una partita indimenticabile c’erano tutte. Due dei nostri alle 18:30 erano bloccati da una stanza “risucchia -abbonamenti e tessere del tifoso”. A distanza provavamo a indicargli posti assurdi, ma ovviamente era nel posto più normale. L’ultimo giubbino utilizzato per l’ultima partita. Sarà che l’ultima al San Paolo l’abbiamo rimossa tutti! In ogni  caso, ci siamo districati benissimo tra una costola incrinata e un abbonamento sperso. Ora possiamo anche districarci tra Totti e LaMela. Non prima, però, di andare in bagno e attraversare un lago di vomito alla base degli scalini. Questo stadio stasera è proprio pulp. Molto pulp. Pure troppo!

L’avranno pensato anche i romanisti quando hanno visto il massacro che Pandev e Cavani hanno compiuto nella loro area. Il macedone spolvera una forma strabiliante, Cavani è sempre più alieno, De Sanctis ha avuto una botta di revival dei bei tempi, forse sollecitato dai colpi dei giovani reni di Perin nel pomeriggio. Fatto sta che non gliene facciamo uno, né due, neanche tre, ma quattro. Quattro. Altra tripletta del Matador che porta a casa un altro pallone, con il bimbo che ormai chiede pietà perché ogni tanto vorrebbe anche un trenino. Nelle curve, tanti striscioni. Un paio per Zeman. Uno in curva A lo erge a paladino di un calcio pulito che tanto vorremmo rivedere, anche se a pensare alla pozza di vomito sui gradini mi viene difficile, e un altro nella B che recitava: “ Zeman, tu 4-3-3 , noi Tiè-Tiè-Tiè”. Mancando chiaramente un Tiè, ma avrebbe mortificato la licenza poetica. E il più bello e condiviso, un enorme : “ E adesso fischiate!” dedicato ai miscredenti.

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Ma di questa partita mi porto le esultanze. Accanto a me, qualcuno che vive la partita con la Roma come chiunque vivrebbe una finale di Champion’s League contro il peggior nemico: riesce a non esultare a nessuno dei 4 goal; all’ennesimo recupero del mostro Behrami, inveisce a gratis, per poi sorridere in un’altalena quasi schizofrenica, contro un compagno che aveva osato una volta su facebook rimpiangere il puffo Gargano; chiede di finire la partita al quarto minuto di gioco; chiede ossigeno tra il primo e secondo tempo quando qualcuno gli offre un cioccolatino. Dall’altro lato, una fila avanti, si nasconde sotto un cappuccio e sotto un dolore atroce, chi ha qualche costola in meno, ma nonostante tutto all’ingresso di Smaili riesce a gridare: “Si’ buon’ p’o Staaaabia”, con la parte finale della frase sempre più flebile e sofferente; al primo goal chiaramente tutti dimenticano della sua costola in meno e lo stringono in un abbraccio salvo capire che l’urlo che sentono non è per il goal del Matador, nonostante lo meritasse tutto. Davanti a me, qualcun altro si è tenuto un segreto fino alla fine per poi far vedere la sua scommessa vinta: 4-1 del Napoli. Bel modo di festeggiare il suo compleanno di oggi. E tanti auguri! Poi, come si faccia a scommettere sul Napoli, vincente con la Roma, per 4-1 poi! Degno solo di Doni. Io rischio l’iperventilazione sul terzo goal, e non sto scherzando. E infine un altro ancora pensa alla promessa fatta ad un amico due sere prima: una birra offerta per ogni goal del Napoli. L’amico pregusta una bella ubriacatura, lui onorerà la promessa fatta con una gioia immensa.

Tornando a casa Cavani parla in radio e commenta la parole di Raiola in settimana:Le parole di Raiola? Non bisogna vivere solo di calcio, ma anche di altri aspetti. Io come altri miei compagni ci godiamo questa città perché l’amore che questi tifosi ti danno è il legame indissolubile verso questa maglia e gente!!”. Detto da uno che ha una clausola da 55 milioni di euro e un bonus per ogni goal, diventano parole poco credibili. Ma abbiamo la sensazione che stasera il Matador, alla sua settima tripletta con la maglia azzurra, possa dire quel che vuole.

Buon Anno e sempre Forza Napoli!

 p.s. Aggiornamento dell’ultima ora. La costola che pareva incrinata, in realtà, è fratturata. Fatale, probabilmente, il terzo goal.

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