Mazzarri, cambio di mentalità consequenziale al processo di maturazione del gruppo

Servono gli attributi. Almeno quanto servono gli uomini adeguati ad un progetto ambizioso. Fino allo scorso anno è molto probabile che la squadra non avesse i mezzi appropriati per concedersi il passaggio da una vetta costellata da uomini cardine imprescindibili, considerati necessari in ogni gara, insostituibili e inossidabili, al punto da essere utilizzati anche quando palesemente sfiancati. Questo era motivo da leggersi nelle pagine di una squadra incompleta, priva di personaggi da collocare al punto giusto, di scommesse da vincere e di gregari da sostenere anche quando il campo ed il minutaggio sarebbero venuti necessariamente a mancare.

Le cause erano diverse, le più attendibili erano due in particolare; perché l’Europa si chiamava Champions, sinonimo di introiti, blasone e successi di merchandising, e lanciare allo sbaragli ragazzini era fin troppo rischioso, almeno quanto lo era non riproporre buona parte degli uomini già utilizzati anche in campionato, e perché occasioni di lottare per il vertice e dar fastidio alle grandi del nord sarebbe potuto non ricapitare in uno stretto giro. In questi due buoni motivi, assieme con la necessità far fronte alle mancanze dei cosiddetti “uomini in più” era scritta una intransigente e spietata regola che veniva chiamata ” la legge dei titolarissimi” che faceva storcere il naso agli amanti dei cambiamenti repentini, e allo stesso tempo trovava consensi per chi preferiva la scelta della certezza, “andare sul sicuro per non rischiare di perdere punti preziosi”.

Oggi Mazzarri è stato messo nelle condizioni di potersi permettere il lusso di un cambio di mentalità, repentina quanto necessaria per crescere assieme con la squadra che ha dato le chiavi in mano al tecnico livornese per portare questa fuoriserie nell’elitè del Gran Premio d’Italia e d’Europa, spingendo sull’acceleratore rinvigorito da nuova linfa, pervenuta grazie all’investimento di giovani di valore, parliamo del rigenerato Vargas, Insigne, El Kaddouri, Uvini, ragazzi di sicuro avvenire, affiancati da certezze quali Mesto, il redivivo Donadel, Berhami e Gamberini. Insomma, gente concreta, che non avrà i grandi nomi del mercato di grido, ma che per il momento rappresentano il carburante che spinge a mille il motore partenopeo. Questo ha dato il là a Walter per concedersi il lusso di lanciare la “giovine squadra” in Coppa, affidandogli le chiavi dell‘Europa e la necessità di dare il massimo per andare avanti nella competizione, rendendoli consapevoli che eventuali successi contribuirebbero ad aumentare le velleità di ognuno per ambire ad un posto anche nei match di campionato.

Si è completato un passaggio importante, un processo di maturazione fondamentale che ha inaugurato la tendenza a guardare a ciò che è necessario, al più preparato fisicamente, quello che vede meglio in settimana, attraverso gli allenamenti, ma anche attraverso gare importanti come quella di stasera, per tenere sempre tutti sulla corda, pronti ad essere protagonisti, nessuno escluso, di una squadra vincente su tutti i fronti.

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