Pocho, vedi Napoli e poi…

Un addio ufficioso di una conferma ufficiale che sarà annunciata a giorni. Un’ attesa  che non lascia spazio alla suspense o ad una sorpresa finale che stravolga ogni prevedibile e imminente epilogo. Non c’è più spazio per gli ottimismi o per qualche magia che trasformi in favola a lieto fine anche le realtà più disperate.

Il Pocho è del Psg.

Capitolo chiuso. Si cerca sul mercato altri talenti che possano rafforzare una rosa, che ha subito un brutto colpo con la cessione del Pocho.

E pure la nostalgia già si fa sentire. Un’amarezza e una tristezza che  opprimono e che le lacrime non riescono a placare. Vivono dentro di te e possono espodere in qualsiasi momento, incontrollabili, tramutandosi in rabbia e nervosismo.

Scendere in campo con un animo tempestato di emozioni opposte e contrarie, può essere disastroso.

Espulso!!!

Dopo appena 4 minuti il Pocho viene sanzionato con il cartellino rosso. E reasisce in maniera aggressiva scatenado una rissa e minacciando l’arbitro.

Impossibile. Ma stiamo parlando del Pocho “scugnizzo” che è sempre stato vittima di molti falli, martoriato da “abusi” di difensori che bloccavano questo fulmine sudamericano in maniera scorretta, sicuri che l’arbitro avrebbe concesso di tutto, perchè il povero Lavezzi “subiva” una ingiusta fama di “cascatore”?  E’ lo stesso Lavezzi che nonostante i rimproveri immotivati degli arbitri, abbassava la testa, stanco di combattere una battaglia  persa in partenza, riprendendo a giocare con un sorriso beffardo?

Probabilmente no. Era un Lavezzi emotivamente scosso con i nervi a fior di pelle. Avrebbe spaccato il mondo se solo i suoi compagni di nazionale glil’avessero permesso. Messi e Campagnaro sono riusciti a placare la sua “furia” e a trascinarlo fuori dal campo. 

Che cosa è successo? Un tipo come  lui non si sarebbe mai comportato in questo modo, soprattutto in Nazionale, dove bisogna ostentare un comportamento esemplare.

Poi confessa negli spogliatoi: “Io Napoli la porto nel cuore”.

E allora capiamo lo stress e la sofferenza che hanno “infettato” il Pocho, per un addio voluto e non voluto , cercato, trovato ma sofferto. Una situazione che l’ha condizionato dentro e fuori dal campo.

E tutti i nodi vengono al pettine.

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Alina De Stefano

 

 

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