Il punto: identità ritrovata, ora sprint da Champions

Ritrovata la pozione magica, il mago Walter, da saggio stregone, scioglie l’incantesimo della inconcludenza per riportare gli azzurri nella propria dimensione di squadra da “fascia Champions”. In una giornata piena zeppa di trappole da “topo in cerca di formaggio”, i “Mazzarri Boys” non cadono nella morsa pronta a scattare alla minima vibrazione. E difatti sterile la ragnatela disegnata da Cosmi, quasi mai in grado di mettere in discussione le sorti del match. Ed invece è forse proprio il disegno tattico di Mazzarri l’arma in più in grado di concretizzare al meglio la gara, confermando e sottoscrivendo le positive vibrazioni che questo centrocampo a cinque sta dando di partita in partita, mettendo in seria discussione un ritorno al solito modulo quando Lavezzi è in campo. La chiave tattica va letta proprio nella concreta copertura di un centrocampo che racchiude in se la forza di Dzemaili, la duttilità tattica di Inler nelle funzioni strategiche di centromediano metodista “vecchio stampo“, la velocità e la intraprendenza di Gargano, le frecce esterne tirate a lucido formate dal duo Maggio-Zuniga, con il primo nelle vesti di autentico amuleto per il ritorno alla vittoria, ma in realtà si dirà che Christian serviva come il pane, non solo per ricoprire un ruolo, ma più che altro per ridare il giusto spessore, quel blasone di cui il Napoli non può farne a meno. Zuniga ha dalla sua la freschezza delle sue idee, mai prevedibili, ed una crescita tecnico-tattica che fanno di Camillo un jolly indispensabile per questa squadra ( per informazioni chiedere al suo connazionale Cuadrado). Sorride anche il pacchetto arretrato, solido quanto mai (seconda gara consecutiva senza prendere gol) con Cannavaro sugli scudi, nelle vesti di assist-man, ma soprattutto di baluardo insuperabile, annullando le velleità di Muriel dapprima, di Corvia poi, guadagnandosi il posto tra i migliori di questa gara. Mai eccessivi gli sforzi e le giocate di Campagnaro, che pecca soltanto di una condizione fisica ancora precaria, sperando che l’uscita per infortunio sia cosa di poco conto. Concludono il reparto le prestazioni di Aronica, rigido e rude al punto giusto, che gestisce senza troppi affanni un attacco spuntato come quello pugliese, e De Sanctis, senza macchie ma con una vena di imprecisione che, talvolta, induce a pensare che sia leggermente nervoso causa le ultime gare, in cui lui certo non è stato uno stinco di santo. In una gara che ha il sapore del delitto perfetto, quello consumato senza lasciar traccia, ma con un fare da killer spietato, l’uomo dai guanti neri è sicuramente Marek Hamsik, che, con un fendente da campione, procura alla squadra leccese una ferita mortale che condizionerà la gara dei giallorossi. Nonostante la sua partita viva di luci ed ombre, è sempre l’uomo in grado di decidere le sorti degli incontri, quando riesce a non scomparire definitivamente, cadendo in quelle prestazioni anonime che ci hanno spaventato, presentantoci la falsa copia del campioncino in erba che conosciamo. E’ questo il vero Marek, niente paura, è sempre lui che, pur calando vistosamente, riesce sempre a brillare di luce propria. Sulla stessa falsa riga Matador Cavani, abilissimo cecchino nell’unico contropiede degno di nota, fa salire la squadra e riesce a portarsi via l’uomo per gli inserimenti dei centrocampisti, proprio quello che Mazzarri gli chiede. Finalmente sorridente e sereno, è lo specchio della squadra che, con questo risultato, ripropone la sua candidatura con prepotenza, mettendosi alle spalle l’Udinese, ora lontana due punti, e posizionandosi ad un punto dalla Lazio, in attesa che domenica prossiam si giochi proprio lo scontro diretto tra le due compagini che si contendono un posto Champions con i partenopei. Preoccupante la rimonta dell’Inter, che ha agganciato i friulani e che si conferma quarta “sorella”  per l‘Europa che conta. Ma adesso conta non distogliere lo sguardo verso le altre e cercare di approfittare della positiva scia che gli azzurri hanno tracciato, continuando a sperare che le altre viaggino col freno tirato così come sta accadendo, e puntando sulla nuova linfa che le due vittorie consecutive contro il Novara e, ieri, a Lecce hanno maturato. Sabato contro la Roma sarà una delle battaglie decisive, proprio contro il regno dei gladiatori, bisogna essere leoni spietati senza paura di agguantare la preda, approfittando delle ferite che la squadra di Luis Enrique conserva come cicatrici di guerra, non potendo puntare di certo sul morale, reso pessimo anche dalla protesta dei tifosi dopo la sconfitta casalinga contro la Fiorentina. Ci sono tutti i presupposti per conquistare Roma, considerando anche l’eventuale aggancio e/o sorpasso ai danni della Lazio, in un finale di campionato che sembra aver ridato una ragione di vita alla squadra, confortata da un sogno chiamato Champions.

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