Ma è ancora il nostro gioco?

Immanuel Kant definiva il gioco come: “un’attività che produce piacere”. Ferdinand Schiller completò, in un certo senso, l’idea kantiana di gioco affermando che esso: “…è di fondamentale importanza per raggiungere la libertà e l’espressione della fantasia”.

La redazione di SpazioNapoli è composta da ragazze e ragazzi “malati” di calcio e di Napoli, ma dal 2006 questo è sempre meno il nostro gioco: dal caso calciopoli (scoppiato poco prima che la nazionale italiana ottenesse il suo quarto mondiale), passando per le penose vicende di scommessopoli, fino ad arrivare alle tragiche morti in campo che stanno colpendo ormai da qualche anno troppi calciatori in ogni angolo del mondo, lo sport che amiamo e che seguiamo con passione fin dalla tenera età ci sta regalando delusioni ed amarezze che non avremmo mai meritato.

Calcio scommesse- Da oggi anche il Napoli è (ufficiosamente) coinvolto in quel tritatutto che è l’inchiesta circa il calcio-scommesse. La speranza è che Matteo Gianello (terzo portiere del Napoli per 4 anni) sia importante in questa vicenda esattamente come lo era in campo con la maglia azzurra: cioè, zero. E’ sacrosanto comunque continuare ad  indagare e verificare le dichiarazioni del portiere veneto, ma una cosa è sempre più chiara: il cancro delle scommesse nel mondo del calcio è ormai in stato avanzato e sembra investire la maggior parte dei club italiani, dalla Serie A ai Dilettanti Nazionali. E poi qualcuno si chiede ancora come mai gli stadi siano sempre più vuoti…

Il dramma di Morosini- Il collasso cardiaco di Piermario Morisini ci ha lasciato increduli, svuotati. E’ vero,contro il fato è impossibile lottare, ma la prematura scomparsa del mediano bergamasco può impartirci una lezione importantissima: la vita umana è infinitamente più importante del calcio. La speranza è che da ora in poi al Bentegodi di Verona o al nuovissimo Juventus Stadium di Torino (nuovissima è la struttura, l’ignoranza di chi la abita una volta ogni 14 giorni è antichissima) non si ascoltino più beceri incoraggiamenti di eruzione al Vesuvio o ululati in stile Ku Klux Klan nei confronti dei giocatori di colore. Anche noi addetti ai lavori a volte pecchiamo, attribuendo troppo spesso eccessiva importanza a 22 ragazzi che fanno rotolare per 90 minuti un pallone. Sabato scorso, sul campo del Pescara, un terribile evento ci ha fatto riflettere su concetti quali la pacatezza, la serenità di giudizio e l’umiltà: saremo davvero in grado di metabolizzare e mettere in pratica questo insegnamento?

Marco Soffitto

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