Il punto: Quella sensazione di aver deposto le armi

Ancora assenti. Ancora senza punti. A nulla valgono le dichiarazioni di Mazzarri che narrano di una squadra viva che ha avuto il pallino del gioco e che meritava di vincere. Apriamo gli occhi e guardiamo in faccia alla realtà. Questa squadra non fa piu paura e le dichiarazioni atte, ogni volta, a salvare un risultato negativo non portano da nessuna parte, sopratutto perchè questa squadra ha un evidente necessità di maturare in maniera particolare sotto l’aspetto mentale, e dire che hanno giocato bene, menzionando sempre a quel “tesoretto” che hanno conquistato durante l’arco di questo campionato, senza dimenticare la Champions, va a discapito di una mentalità votata a migliorarsi sempre e comunque, nonostante gli ostacoli. D’accordo, gran belle prestazioni, ma non serve forse guardare avanti e buttarsi alle spalle quanto di buono è stato fatto? non è così che si cresce? non bisogna forse riprogrammare le priorità di questi ragazzi e analizzare con obiettività i programmi dei prossimi impegni ? Andiamo, mister, questa volta la sconfitta ci ha delusi, a differenza di quella di Torino, dove ci siamo scottati, ma con la consapevolezza di una inferiorità palesemente accertata, a Roma, la Lazio, a nostro parere, è stata cinica e spietata quanto brava a sfruttare giusto il minimo indispensabile creato, al cospetto di un Napoli ricamatore di trame, abulico quanto mai, aruffone e confusionario, a partire da una difesa logora e distratta. Ecco tutto. La sfortuna ha fatto di certo capolino a giocare contro, sul gol di Mauri, capolavoro da oscar del calcio, sul quale nulla si è potuto se non quello di constatare il gran gol, arrotolandosi le maniche per cercare di fare ciò che per buona parte della gara non si era stati in grado di riuscire. Ma la partita è morta proprio dopo quel gol che ha sancito la vittoria della squadra che ha più voluto cercare di centrare l’obiettivo, gli uomini che più degli altri hanno individuato il punto cardine per portare a casa l’intera posta, e cioè restare concentrati, dimostrando quanto meno superiorità sotto questo aspetto. E’ forse questa la malattia degli azzurri? forse si, gli azzurri di mister Mazzarri non riescono a restare concentrati quando le partite richiedono maggiore attenzione, cadendo in un vuoto frustrante e snervante, che devasta e deprime i tifosi ansiosi e bisognosi di una prestazione all’altezza. L’operazione 4-3-3 sembrava aver presentato un Napoli a trazione anteriore, deciso a conquistare i tre punti. La difesa, per quanto possa aver dimostrato di assorbire il modulo a quattro, ha evidenziato un Britos ancora in ritardo di condizione, anche se mancano sette partite al termine e ci sembra un pò tardi per rimediare, Cannavaro e Campagnaro sono i soliti noti che tengono in piedi la baracca, seppur senza eccedere e senza evitare grossolani errori, Aronica assente non giustificato, soprattutto sul gol di Candreva, a cui lascia l’intera corsia libera; era forse già in viaggio per trascorrere la Pasqua in famiglia? Per non parlare di De Sanctis, su cui pesa un grave errore sul primo gol che probailmente determina poi tutto l’andamento del match. Non i si può permettee di regalare niente in mezzo al campo, figurarsi tra i pali; ridateci il vecchio Morgan. Altro tassello debole è Marek Hamsik, solito timido protagonista, fragile esecutore di una manovra a tratti lucida, ma priva di grinta necessaria per imporre il gioco; che qualcuno gli impartisca lezioni da leader, così non si va da nessuna parte. Dzemaili ha il merito di restare forse l’uomo più deciso a cercare di provare a mettere la gara sui binari giusti, ma alla fine restera solo e abbandonato su di un vascello di ammutinati. Inler è il primo a tirarsi fuori dai giochi. Fa rabia gurdarlo giocare, sufficiente e spavaldo senza ragione, giochicchia la palla e sbaglia le ose più semplici, ha sul groppone l’erore sul rigore di Ledesma, ma soprattutto le sorti del centrocampo azzurro, non è nè regista nè interditore, non lancia gli attacchi azzurri e non difende quando il pacchetto arretrato lo richiede; chi è Gokan? che ruolo ha? per ora soltanto quello del “bello è incompiuto”; è troppo tardi per rimediare, il suo campionato ha deluso le aspettative. Lo specchio del Napoli sembra essere Cavani, calato vistosamente nelle due ultime partite, nervoso e impreciso, nascosto e deconcentrato, sbaglia le palle che non ha mai sbagliato, nonostante il solito movimento da forsennato. Non basta, così come il compagno Lavezzi, genio sull’assiste a Pandev, ma tremendamente impreciso sotto porta e facilmente condizionabile quando il Napoli cade sotto i colpi dei biancocelesti; eccola la lamncanza di carattere, forse parte proprio dall’uomo più rappresentativo degli azzurri, il pocho che lascia negli spogliatoi la grinta e il vigore di chi vuole vincere a tutti i costi. Non basta Pandev, che conferma di essere l’uomo da cui il Napoli non può fare a meno in questo momento, il giocatore che da solo fa reparto, crea spazi, fa salire la squadra e si rende pericoloso. A nulla sono valsi gli inserimenti sterili di Vargas e Dossena, incapaci di dire la loro in un quadro già dipinto e firmato da Edy Reja. Tutto è compromesso o quasi, nonostante l’entourage azzurro dica il contrario, purtroppo le sensazioni sono più forti delle previsioni, questa squadra ha smarrito qualcosa, ha definitivamente abbandonato la nave dei big, per salire sulla zattera dei sopravvissuti, coloro i quali dovranno sofrire e barcamenarsi per raggiungere la riva della fine del campionato. Speriamo solo non naufraghi prima di gridare “Terra” !

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