Napoli: Quagliarella spera nella “sindrome di Lazzaro”

Il pesante dato statistico dei gol subiti registrato in questa stagione che opacizza un cammino onorevole in Europa, la conquista di una finale di Coppa Italia e la rincorsa in campionato al terzo posto, mette in risalto tutta la perforabilità della difesa del Napoli, in passato annoverabile tra i principali punti di forza del gruppo partenopeo. La tenuta fisica e mentale precarie dei “soliti noti” del terzetto arretrato, unite al discutibile minutaggio limitato delle alternative, hanno più di una volta pregiudicato risultati ampiamente alla portata degli uomini di Mazzarri, sovvertendo addirittura, in alcuni casi, situazioni che novanta volte su cento restano inalterate.

Le preoccupazioni di tifosi e addetti ai lavori per una difesa sotto stress sono state accentuate anche dall’involontaria concessione della ribalta nei confronti di giocatori storicamente sterili o dalla carriera di discreti mestieranti e nulla più. A dire il vero essa appartiene alle regole negative non scritte della tradizione partenopea, ma mai come quest’anno l’altruismo inverso ha raggiunto vette strabilianti. Gli esempi da passare in rassegna sono molteplici: Moscardelli, Gobbi, Modesto, Marchese, Radovanovic, Larrivey, Pinzi, Spolli, Lanzafame. Se si vuole dare un nome a questo insolito fenomeno potrebbe essere “sindrome di Lazzaro”. Una metafora che, prosciugata della sua componente mistico-religiosa, calza praticamente a pennello e non conosce freni. L’andazzo è angosciante, e potrebbe solleticare anche uno degli avversari juventini della contesa prevista domenica sera. Un nome a caso: Fabio Quagliarella.

Ormai ai margini delle scelte di Conte, l’attaccante stabiese sta vivendo forse il momento più difficile della sua vita da calciatore professionista. Sfortuna vuole che la parabola discendente sia iniziata proprio col trasferimento al veleno dal Napoli alla Juventus, suggellato qualche mese dopo da un terribile infortunio. A nulla è servito il recupero a tempo di record per riguadagnare il terreno perduto, l’appeal tra la Vecchia Signora e la Quaglia si è progressivamente deteriorato attraverso apparizioni fugaci e poche realizzazioni. Ora, però, arriva la sfida con gli azzurri, un’occasione di rivalsa personale che Fabio non è ancora riuscito ad assaporare appieno. Lui desidererebbe gettarsi nella mischia e graffiare con una zampata il suo passato, nel più classico dei carpe diem. Un gol, un solo gol, riuscirebbe a fargli tornare il sorriso di una volta nonostante i problemi di stabilità. Presupposti che, uniti al sortilegio sinistro citato poche righe fa, dovranno mettere sull’attenti la retroguardia azzurra come mai prima d’ora. Vade retro Step-up!

Giorgio Longobardi

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