Corbo: “Il Napoli poteva farne 5. Ecco quattro punti su cui discutere”

Il Napoli poteva farne 5. Correva sereno verso una larga vittoria e il terzo posto, la Lazio che non schiodava il suo gol, sembrava tutto facile e scritto. Ma si è scontrato con se stesso, con immaturità e presunzione: in una delle rare partite giocate di giorno si è all’improvviso scoperto brutto, vulnerabile, turbato da tensioni interne nascoste, ed ora esplose. Che succede?

Non è ancora la resa dei conti, ma è forse cominciata la fuga dalle responsabilità. Mazzarri critica la squadra, Lavezzi ce l’ha invece con lui e sarebbe curioso decifrare la reazione al cambio, Cavani per non far torto a nessuno lancia invece una frase vaga nel cielo scuro che manda pioggia sul San Paolo dopo ore di sole: “Non c’era voglia di vincere”. Chi non voleva, e perchè? È torvo anche De Sanctis, per anni puntuale e concreto, ieri sembrava uscisse a vela tra venti di libeccio. È davvero inquieto per il contratto da rinnovare? E che fretta c’è, se scade tra un anno? C’è molto lavoro per Aurelio De Laurentiis. È suo interesse intervenire subito per rimettere in ordine società e squadra dopo la domenica del grande inganno. Bruciata una vittoria che sembrava facile facile. Tutto ruota intorno a Mazzarri, ma non è tutta colpa sua. La partita pone quattro temi delicati.

1) Sullo 0-0 entra Pandev, esce Hamsik. Non Zuniga nè Dossena i due esterni che non danno sufficiente spinta per aggirare il Catania. È ben raccolto. Otto dietro la linea della palla, pressing vibrante, buona tecnica e caparbio palleggio a centrocampo con Lodi che lo sa guidare, con Almiron e Barrientos più avanti che non perdono il filo del gioco. Izco e Marchese esterni. Il Catania si dispone (3-5-2) a specchio con severa difesa a tre contro gli appannati Cavani e Lavezzi. La mediana a 5, esterni compresi. Il primo cambio dà la svolta: Pandev ora spinge, è in forma, fa arretrare proprio la linea mediana, il Catania si contrae e da lontano è colpito da una sassata di Dzemaili. Il secondo gol di Cavani smorza la discussione: doveva essere sostituito Hamsik o uno degli esterni così opachi? Per il risultato è ininfluente, il Napoli fila.

2) Sul 2-0, il primo nodo. Esce Fernandez, non termina la sua prova molto positiva. Svetta di testa, assennato e ordinato, a tratti sbrigativo. Magari fosse entrato a Londra con il Chelsea. Mazzarri lo riteneva “acerbo”, l’ha detto lui. Strano. Fernandez si rivela già pronto. Come le banale del Guatemala, è maturato così in fretta? Uscito Fernandez, con Cannavaro richiamato dalla panchina, il Napoli subisce due gol su calcio piazzato. Sul primo è incerto Campagnaro, da tempo l’anello debole. Sul secondo si inginocchia Zuniga. Sembra inspiegabile e deleteria la sostituzione di Fernandez. Invece no, il gigante argentino è uscito per crampi. Nessuno può quindi accusare Mazzarri di aver sbagliato cambio. C’è da chiedersi però come mai Fernandez sia rimasto così a lungo nel retrobottega. Doppio danno: il Napoli ha rinunciato al suo contributo e l’ha lasciato arrugginire. I crampi di ieri altro non sono che ruggine accumulata.

3) Mazzarri accusa ora la squadra: prende troppi gol su calci piazzati. Ma chi se non lui dovrebbe renderli scaltri e correggere la difesa? I giocatori seguono la palla: dovrebbero invece occuparsi di non farla prendere agli avversari, questo il primo compito. Marcano poi a zona: ciascuno guarda l’avversario più vicino. Due presidiano primo e secondo palo, il terzo fa il “cacciatore”. Ieri Mazzarri diceva che bisogna marcare in area a uomo. Vediamo che cosa cambierà a Torino con la Juve.

4) Il modulo. Il Napoli ha preso 46 gol tra campionato e coppe. Solo 9 su calci piazzati, ma 19 da “non attaccanti”, cioè giocatori che si inseriscono da dietro. Forse non è qui la falla. Meglio osservare il modulo. È irresistibile nel gioco di rimessa con tre pirati come Cavani, Lavezzi, Hamsik. Non è da meno Pandev. Occorre però che vi siano anche il miglior Maggio a destra e un buon esterno a sinistra. L’azione nasce su un versante, l’altro esterno corre in parallelo e fa il “controlato”. Ieri non accadeva. Ma attenzione: se ai tre attaccanti si aggiungono due esterni in cattiva forma come ieri, la squadra rischia. Si sbilancia ancora di più se i due mediani centrali si spostano: Gargano naviga senza bussola e Dzemaili va cercare il gol, come per fortuna gli riesce. Il prezzo di questo cieco furore lo paga la difesa, che ci mette del suo, certo. Ma balla tra mediani d’avventura e un portiere fuori forma. Le responsabilità della squadra sono pari a quelle di Mazzarri. Troppi 46 gol. Quarantasei buoni motivi per ritrovare coesione, umiltà, voglia di vincere, ma anche una formula tattica finalmente rinnovata. Un po’ d’inventiva non guasta.

Fonte: Repubblica

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