Corbo: “Nella faccia feroce di Cavani c’era la ribellione per una sconfitta troppo grave”

Nella faccia feroce di Cavani c’è la ribellione ad una sconfitta che sarebbe stata grave. Il campione non si perdona errori. Quel rigore balordo lo eccita. Decide lui tutto: due gol e il pari per sfiorare la zona Champions. In attesa della Coppa Italia.

Da Londra il Napoli porta anche gli errori. Il gol di Pinzi dopo meno di mezz’ora ricorda quello di Ivanovic, amaro come l’addio all’Europa. Il difensore destro del Chelsea entra nel cuore della difesa sussurrando forse una parola in codice: nessuno osa occuparsi di lui. Lo stesso ieri a Udine, quando Pinzi il metodista, quindi il mediano centrale più basso, si inserisce per raccogliere l’assist di Fabbrini dalla destra. Nessuno dei centrocampisti del Napoli segue Pinzi né lo blocca: perché, ha anche lui un passaporto diplomatico?
Mazzarri schiera una squadra più squilibrata che stanca. Ha un giorno di riposo in più sull’Udinese. Lascia Lavezzi e Maggio a Napoli, Aronica e Hamsik in panchina. L’inserimento di Dzemaili non basta: il ritmo è più cadenzato, mancano i tagli dello slovacco, il suo tempismo nell’inserimento. Dzemaili che sarebbe stato prezioso a Londra nelle fasi cruciali rende stavolta più elaborata la manovra: tira ovunque si trovi, anche dal parcheggio dello stadio, ma sono timidi squilli ad un callcenter. Inler si misura con Asamoah in un duello costante, spesso ruvido. Ma non chiude gli spazi né controlla chi arrivi senza preavviso: lo dimostra il gol di Pinzi. Non solo. Pinzi si autoinvita anche nell’azione del secondo, firmato da Di Natale ma in gran parte suo. Possibile che nessuno si accorga degli inserimenti di Pinzi? Non è certo un omaggio al mediano-ovunque che festeggia la sua trecentesima partita in A. Solo disattenzione: sul campo, forse anche in panchina.
Il tema tattico è la tattica speculare dell’Udinese. Difesa massiccia a tre proprio come il Napoli (Coda, Danilo e Domizzi) e due esterni: Pereyra ventunenne argentino scaraventato in una formazione con troppi assenti di qualità incrocia un evanescente Dossena, sulla corsia opposta Pasquale porta Zuniga a ballare, inquietante rivedere il secondo gol dell’Udinese. Non va meglio la difesa: la prova dell’impacciato Britos, costato una fortuna, zittisce chi sostiene che avrebbe dovuto giocare a Londra. Campagnaro soffre invece con Fabbrini, costretto a rincorrerlo tra le linee. È un vecchio trucco di Guidolin schierare contro la difesa a tre una sola punta e nascondere la seconda tra i cespugli. Fabbrini, tatticamente prezioso, si prende troppo sul serio fino a guadagnarsi l’espulsione.
Undici contro 10, scontato è il passaggio della difesa a 4. Come l’inserimento di Vargas dopo Hamsik, Comincia un’altra partita. La scintilla è il rigore banalmente calciato da Cavani. Un errore che infiamma il campione umiliato: basta vedere i suoi occhi, rossi e lucidi nella faccia che è una maschera d’ira. Assente Lavezzi, è lui che ispira la squadra, la trascina, ne guida il solito caotico ma furente assedio finale. Ci si mettono altri: Cannavaro, Campagnaro, Inler, sono ispidi anche Hamsik e Vargas talento da non sottovalutare. Per i suoi campioni, per il cuore che determina le sue rimonte, è squadra più forte di quanto l’Europa ed il campionato dicano. Ha classe in alcuni, coraggio e dignità in altri. Ma quei vuoti di memoria? Rifletta Mazzarri: davvero non si può far meglio?
Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

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