Lavezzi, la maturazione di un campione

L’iperbole è in quei fatti separati dalle opinioni, nelle standing ovation che si succedono a ritmo continuo, nel delirio di massa che ne saluta l’ingresso in campo, nell’eco da brividi che accompagna il congedo dal campo: e l’opinione – realistica – che nasce dai fatti, eleva Ezequiel Lavezzi, l’ultimo principe d’una Napoli d’applausi, al rango di erede all’inattaccabile trono che resta di Diego. L’amore a prima vista nasce spontaneo, in una torrida serata d’agosto, tre reti, serpentine, l’indole da scugnizzo autentico, e poi, in un quinquennio da favola, tra sfide indimenticabili, magìe da Harry Potter e diavolerie varie, deflagra rumorosamente, elevando il Pocho a uomo dei sogni.

VA PENSIERO – Il «Tardini» è l’ultimo palcoscenico per quell’artista tutto genio e sregolatezza, uno splendido solista capace però pure di dirigere il coro, tenore accattivante e padrone d’uno spartito ch’è il talento da simpaticissima canaglia. «Pocho, pocho, pocho». La musica per le sue orecchie s’alza nel cielo azzurro dell’ennesima giornata trionfale, mentre il pensiero va ovunque, al terzo posto e al quarto di finale di Champions e alla finale di coppa Italia, a quelle atmosfere affascinanti blandite prima a colpi di dribbling e poi via internet, attraverso il proprio sito, il ponte che collega dritto al cuore della gente. “A Parma, su un campo difficile, abbiamo ottenuto una vittoria importante per la classifica. Fare tre punti in trasferta non è mai semplice e siamo ancora più contenti, ora, perché questa di domenica è la nostra quinta vittoria di fila. E allora, continuiamo così…”. Non solo assist, ora Ezequiel ha preso a segnare: 5 gol in 4 gare. Sta maturando un nuovo campione

 
IO SONO EL POCHO – La premessa è persino banale, ossequiosamente ribadita a più riprese direttamente da Lavezzi, ma nel ventennio post-Diego, in quella ipotetica classifica d’idoli popolari, il Pocho s’è ritagliato un posto sul podio, immediatamente alle spalle di Sua Maestà il calcio, il dio incontrastabile che s’è ritrovato nella propria scia un nipotino prediletto. Lavezzi-Napoli è la liaison del Terzo Millennio, un romanzone rosa che va avanti tra veroniche e frequenti merletti, una simbiosi consolidatasi a prescindere da questa cinquina, pennellata d’autore tra Fiorentina, Chelsea, Inter e Parma, capolavori che raffigurano la crescita tout court d’un attaccante nato per stregare.  La squadra cresce e la gente ha trovato il suo idolo. E lui sa come entusiasmarli “Continuiamo così”.

I NUMERI DA CIRCO – La meglio gioventù di questo calcio alla napoletana s’è messa in testa un’idea meravigliosa, custodita gelosamente nella ritrosia a confessarsi, uno schizzo di pudore e umiltà che evita un pubblico ed evidente sbilanciamento in avanti, un desiderio racchiuso nelle pieghe d’un messaggio – diciamo così – subliminale da decodificare attraverso il cambio di direzione con cui a Parma il Pocho lancia in area Cavani, per lasciargli ottenere il rigore, oppure da svelare nel fulminante finale, impreziosito da una perla da tre punti, passepartout per qualsiasi orizzonte: “E ora, continuiamo così“. Alle spalle di Diego, il solco è tracciato.

Fonte: Corriere dello Sport

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