L’addio al calcio di Crespo: “Napoli, il mio unico rimpianto…”

Momenti difficili ne ha passati tanti, quando giocava per lo scudetto a Milano e quando lottava per la salvezza con il Parma. «Come si superano? Con la tranquillità, non perdendo mai la fiducia nei propri mezzi. Ma, a proposito del Napoli, di cosa stiamo parlando? Questa squadra ha raggiunto livelli altissimi e riuscirà a mantenerli», sottolinea Hernan Crespo, 36 anni, bomber argentino che nella sua carriera – trascorsa per lo più in Italia – ha segnato 273 gol.

Il Napoli ha perso contro le riserve del Siena in coppa Italia: è un campanello d’allarme?
«Una partita non fa testo. Non bisogna sottovalutare nessuno nel campionato italiano e non bisogna dimenticare che il Napoli da molti anni non giocava una semifinale di coppa Italia: queste difficoltà erano possibili. E poi basta un gol al San Paolo per centrare l’obiettivo della finale».
Le ultime prestazioni della squadra sono state imbarazzanti, però: gli azzurri hanno vinto l’ultima gara in campionato oltre un mese fa.
«Ci sono i momenti no, ne ho attraversati anch’io. Il Napoli ha fatto molta strada in Europa, gli ottavi di Champions sembravano un’utopia eppure sono stati raggiunti. E in campionato un passo falso niente pregiudica: l’importante è mantenere uno standard competitivo fino ad aprile o maggio, questo è ovviamente possibile per una squadra di alto profilo come il Napoli».
C’è chi ha sollevato dubbi sull’organico.
«Possibile mai? Cavani, Lavezzi, Hamsik, Pandev, il mio amico Dzemaili, Inler, De Sanctis, il capitano Cannavaro: questi calciatori non hanno cominciato a giocare ieri, sono di altissimo livello e anzitutto a loro va riconosciuto il merito di aver portato il Napoli così in alto, oltre che a De Laurentiis e a Mazzarri. Tanto di cappello ai dirigenti e all’allenatore per quanto fatto finora. Credo che nei momenti non particolarmente fortunati sotto l’aspetto dei risultati sia necessario guardarsi indietro e ricordare dov’era la squadra fino a pochi anni fa: in serie C. Anche questo deve dare forza e fiducia».
Tra dieci giorni c’è il primo match con il Chelsea, una delle otto squadre di Crespo.
«Era una situazione un po’ diversa, l’attuale allenatore Villas Boas era nello staff del tecnico Mourinho… È una partita difficile, però in questo momento il Napoli ha la possibilità di approfittare di una fase di cambiamento che attraversa il Chelsea, come dimostra il fatto che Terry e Lampard, due pilastri della squadra, non giocano assiduamente. Chi non conosce il Napoli, punta sulla qualificazione del Chelsea. Ma io dico Napoli perché conosco il gioco e il carattere che Mazzarri ha saputo dare alla squadra».
La scena potrebbe quindi cambiare in campionato e nelle coppe.
«I momenti di crisi sono ben altri in una stagione: non bisogna mai darsi per vinti e farsi sopraffare dalle tensioni. Così siamo riusciti a vincere gli scudetti e così, tanto per fare un esempio, ci siamo salvati nella scorsa stagione a Parma».
Dal ’96 in Italia, tanti gol e tante vittorie, eppure anche un grande come Crespo ha un rimpianto.
«Mi sarebbe piaciuto giocare nel Napoli, però le nostre strade non si sono incrociate. Quando io ero in auge, il Napoli viveva momenti difficili. Quando il Napoli è tornato grande, è cominciata la mia fase calante. Tante volte ne ho parlato con Enrico Fedele, il dirigente che ho conosciuto a Parma. Noi bambini argentini ci alzavamo all’alba per vedere in tv il Napoli, era un mito la squadra di Maradona, Careca, Giordano: non conoscevamo la coppa dei Campioni ma sapevamo tutto della coppa Uefa e festeggiammo la vittoria a Stoccarda nell’89. E che brividi per me quando giocai la prima partita al San Paolo, la casa di Diego».
C’è un altro argentino che fa battere il cuore dei napoletani.
«Massimo rispetto per Cavani e i suoi gol, ma il Pocho è il Pocho. Lavezzi è un simbolo e rinnova il legame che esiste tra gli argentini e la città. È un napoletano per il suo modo di vivere il calcio».
Crespo ha annunciato l’addio al Parma e all’Italia: destinazione India?
«Non ho ancora deciso, voglio riflettere perché questo non è un normale cambio di squadra. Ma continuerò a seguire le mie ex e il Napoli, quella squadra in cui non ho potuto giocare».

Fonte: Il Mattino

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