CdS Inler e il suo passato

Prima di scrivere il libro di una partita che per lui non potrà mai essere una qualsiasi, è importante focalizzare l’attenzione sul capitolo centrale: il rispetto. Sì, perché tutta la danza del triangolo Napoli-Inler-Udinese è imperniata sul rispetto. Uomo, prima che calciatore. Cuore, prima che cervello.

IL DIRIGENTE
– E allora, storia infinita. Storia bella, bellissima, romantica per certi versi considerando il personaggio d’altri tempi: perché Gokhan detto Gogi, oggi, è napoletano dentro, ma il rispetto e l’affetto che nutre nei confronti del mondo friulano è intatto. Immacolato. Onore a lui: perché a Udine è sbocciato, ha vissuto 4 anni indimenticabili, ha degli amici veri e un vero amico è considerato. Pozzo padre, che quando a luglio l’ha salutato con le lacrime agli occhi gli ha detto, “Magari un giorno tornerai, da dirigente»”, ha annunciato al mondo che Inler “Manca tanto a tutti, come calciatore e come persona»”. E Paolo Miano, talento di un tempo e attuale collaboratore tecnico di Guidolin, non fa altro che veicolare i suoi saluti allo svizzero gentile attraverso gli amici: “Perché un ragazzo come lui è difficile da incontrare”. 

L’AMICO
– Udine è l’esordio in A e il primo gol al Torino, con il manager Dino Lamberti in tribuna commosso e felice; è la semifinale di Coppa Uefa (2008-2009), e la scalata alla Nazionale svizzera fino alla fascia di capitano. E’ la bellezza di un laboratorio di campioni a chilometri zero, che fanno tremare i ricchi. E’ la casetta con giardino di quasi un lustro, dal 2007, e gli amici del cuore Coda, Handanovic, Badu, Isla, Benatia. E il corso accelerato di lingua napoletana con Di Natale e Floro Flores, manco fosse un segno del destino. E’ la prima ribalta: a Martignacco, settemila anime di genuina provincia, c’è anche il club “Gokhan Inler”, che ogni tanto organizzava cene cui il Guerriero partecipava con gioia. Guerriero, sì: è il modo in cui lo chiamavano a Udine. Poi, stop. Si volta pagina.

 NAPOLETANO DENTRO – Inler non dimentica, è ovvio, ma il fatto bello è che oggi lui si sente napoletano dentro: fagocita (e ripete) frasi in dialetto stretto inculcate dal mitico magazziniere, Tommaso Starace; gira per la città con gli occhi pieni di incanto; guarda il mare, guarda il San Paolo e sogna di vincere tutto. Perché il popolo azzurro gli è entrato nelle vene. Chiaro? E ora che Gargano è fuori causa, le chiavi del centrocampo sono soltanto nelle sue mani.

I GOL – Guidolin lo adora, e l’affetto è ricambiato, ma questa volta Inler spera in una sfida diversa. In un esito diverso: il 17 aprile fece un gol pazzesco, da udinese, e non esultò. Ma strappò l’applauso del San Paolo. E oggi? Chissà cosa accadrà. Chissà cosa gli verrebbe dal cuore, questa volta, se dovesse replicare con la maglia azzurra sulla pelle. Ad averceli certi problemi. Beh, si vedrà. La vigilia è lunga. E il tempo non passa mai. 

Fonte: Corriere dello Sport

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