Rosati: a Napoli posso solo migliorare. I tifosi sono unici. Amavo il nuoto e il Karatè

L’edizione odierna del Corriere dello Sport ha raccolto l’intervista ad Antonio Rosati nuovo numero dodici azzurro che, attraverso le pagine del quotidiano sportivo, ha raccontato la sua storia e le sue emozioni nel vestire la maglia azzurra.

E’ un gigante ma un gigante buono. Antonio Rosati (alto 1.95 per 90 kg) ha accettato di passare da titolare in serie A con il Lecce, a vice De Sanctis senza batter ciglio. Eppure non gli man­cavano le richieste. Abile Bigon nel con­vincerlo a trasferirsi alla corte di Maz­zarri con la promessa che in un futuro non lontano sarebbe toccato a lui pren­dere il posto del pirata-Morgan. Rosati ha appena compiuto 28 anni. E’ cresciu­to a Palombara Sabina, il paese della «sagra delle cerase», pochi chilometri a nord di Roma, anche se venne partorito a Tivoli da mamma Maria Lidia, inse­gnante. Suo padre Giovanni, impiegato al Ministero della Difesa, è il suo primo tifoso. Poi ci sono la moglie Elena e la piccola Marianna di due anni per le qua­li stravede.

Rosati vanta già una buona gavetta (124 presenze tra C1, B e A). E con il Na­poli si è già messo in mostra risultando tra i protagonisti del trofeo « Ciutat de Palma de Mallorca».

Rosati, cosa l’ha spinto ad accetta­re il Napoli pur sapendo di non trova­re subito spazio da titolare?
«Il fatto che sarei passato in club am­bizioso, prossimo a disputare la Champions League; che insegue un progetto importante e che dispone di uno dei migliori portieri del campio­nato. Al fianco di De Sanctis posso so­lo migliorare. Per non parlare della tifoseria. Persino a Maiorca c’erano tanti napoletani ad incoraggiarci».

Non le pesa il ruolo di dodicesimo? 
«Per nulla. So che in futuro posso gio­carmi una chance importante. E so di essere capitato in un top club»

E’ vero che lo staff sanitario del Napoli le ha messo a posto qualche problema fisico durante la prepara­zione?
«Sì e li ringrazio. Non riuscivo ad al­lenarmi con continuità a causa di un difetto di postura. Ora va tutto bene»

Com’è che si è ritrovato portiere? 
«Per la verità da piccolo facevo nuo­to. Poi karatè, diventando cintura ne­ra a dieci anni. Ero già fisicamente prestante per cui i miei amici, che giocavano tutti a calcio, mi chiesero se volevo andare tra i pali e io per sta­re con loro mi ritrovai in porta»

 E poi? 
«Dopo un anno alla Palombara feci un provino con l’allora Lodigiani e venni preso. Lì trovai un ottimo istrut­tore, attualmente alla Lazio, Alessan­dro Carta, conosciuto anche da De Sanctis. E nel 2002, il ds Corvino mi portò al settore giovanile del Lecce»

Dove vinse due scudetti Primavera, ve­ro?
« Sì, anche una Coppa Italia. Per un po’ c’era anche Vucinic con noi. Nel Lecce sono stato otto anni e ho preso anche un po’ la cadenza. Lì ho incrociato un altro valido allenatore di portieri, Franco Pa­leari. E nel 2004 ho fatto l’esordio in A. Insomma, una bella gavetta»

Come trascorre il tempo libero? 
«Mi piace stare in famiglia, coccolare la piccola Marianna, oppure andare a cine­ma con mia moglie Elena con la quale ci conosciamo fin da piccoli. Da Lecce ci siamo portati invece un cocker nero»

Cosa le piace di Napoli? 
«La cucina. La pizza qui è un’altra cosa. E poi la mozzarella di bufala. Inoltre i miei genitori e mia sorella Cristina non dovranno affrontare più un lungo viaggio per venirmi a vedere. Quando gioche­rò… » .

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