Pandev, Prometeo e il nuovo ordine

E’ la sua partita, la sua serata. Non può essere di alcuno che non sia lui, Goran lo va dicendo al suo cuore e ai suoi pensieri.
Pesa su lui, come novello Prometeo dell’universo partenopeo, un atto d’ingiustizia che reclama e grida riparazione. Quella notte a Pechino, quel pomeriggio con 40 gradi per noi, il macedone stava lottando e tenedo testa agli Dei superbi. Ma ci fu presto una riunione selvaggia dell’apparato burocratico dell’Olimpo, Prometeo, lo spauracchio degli Dei, andava fermato, andava punito.

E così il volere della divinità trovò fedeli esecutori; Pandev-Prometeo, scacciato dalla battaglia lasciava soli e indifesi i suoi compagni Titani. La battaglia celeste si concluse con la cacciata dei ribelli-napoletani dal luogo di delizie.

Ora è un’altra storia: l’aquila chiamata a divorargli il fegato spezzò con il suo adunco becco le catene che lo tenevano. Ora Goran è libero, libero di rovesciare l’immobilità del privilegio delle divinità, libero di guidare i suoi fratelli alla rivincita.

Anche l’Olimpo immortale ha i suoi cicli. Prima Urano, poi Crono divoratore, poi Giove tuonante…troppi anni sono passati dall’ascesa al trono, ora è il tempo dei Titani-napoletani

Carlo Lettera

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