E se…

Champion’s – Campionato – Coppa Italia. Londra – Udine – Napoli. Questo il tour de force richiesto ai nostri azzurri. Questo il sacrificio di resistenza richiesto al nostro povero cuore. Ma ne siamo usciti indenni. O quasi.

Archiviamo la sonora sconfitta contro il  Chelsea  (certo a testa alta, ma io ricordo soprattutto la loro di testa), soffriamo contro l’Udinese, ma la recuperiamo per i capelli persino sbagliando l’ennesimo rigore. Ma segnando finalmente su punizione. Tanto che più di una persona ha suggerito di mettere la barriera anche sui rigori, quando li batte Cavani.

Ora dobbiamo pensare a non fallire l’obiettivo della Coppa Italia. Partiamo dalla sconfitta a Siena, ma erano altri tempi. Ci diciamo fiduciosi. In finale troveremo la Juventus. Ieri, è inutile dire il contrario, eravamo tutti attaccati agli schermi per tirare un po’ di rogna. Non solo non ci siamo riusciti, ma abbiamo anche costatato tutti che la Juve quest’anno è dura a morire. Nel secondo tempo sembrava sfinita e invece i supplementari li ha cominciati come se avessero sentito il fischio iniziale. E così arriva la prima sconfitta stagionale, tra l’altro in casa, nei 90 minuti, ma che non provoca danni. E in cuor nostro sappiamo che la loro finale è meritata. Ora dobbiamo meritarcela anche noi!

Andiamo allo stadio verso le cinque e mezzo. L’affluenza è tanta, si prevede il tutto esaurito e, in effetti, ai campetti in cui di solito parcheggiamo l’auto è già quasi tutto pieno. Fila ai cancelli, però, per fortuna non ce n’è. Entriamo senza problemi, palpatina solita allo zaino e solita domanda: “Bottiglie d’acqua?”.  E io solita risposta: “No, quello lungo è lo sfilatino, quello piccolo il fodero degli occhiali e poi non schiacciarmi i chicchirichì!”, sorriso e via ai tornelli.

Sugli spalti già ci aspetta qualche amico. Siamo seduti più giù del solito, ma va bene così. Ricordiamo che in quella posizione abbiamo assistito anche a Napoli – Manchester City e, ripeto, va bene così!

I discorsi cadono facilmente sulla partita di Londra. Tra di noi c’è qualche fortunato che l’ha vista allo stadio, me compresa, altri in tv, altri sono venuti a Londra e l’hanno vista in un pub. Accogliamo anche chi è riuscito a perdere l’aereo del ritorno e stava riuscendo a perdere anche il secondo il giorno dopo.  Qualcuno ha pensato che fosse piaciuto assai lo Stamford e che volessero restare anche per Chelsea-Benfica.

Comunque, abbandonati gli ottavi di una coppa, torniamo con la testa alla semifinale di quest’altra coppa, altrettanto importante, tanto che se qualcuno parla già di finale come se fosse scontato andarci, si becca le occhiatacce di qualcun’altro che invece vuole essere più cauto e più scaramantico. Come chi fa “opera di grattatio” per scongiurare la iella quando c’è chi, per motivi che non sto qui a spiegarvi, nomina Marco Masini. Con tutto il rispetto, ma vogliamo che non ci sia nulla di fuori posto. Nulla. Neanche un rito. Nulla di nulla. E invece … qualche distratto tra noi qualcosa di fuori posto la fa. Terrorizziamo all’idea, ma l’ha fatto. I nostri azzurri entrano, io apro i pacchi di chicchirichì, distribuisco, mi assicuro che tutti  ce l’abbiano tra le mani…e vedo uno che invece ce l’ha tra i denti!! Sacrilegio! Prima del rito, il chicchirichì è quasi finito. E noi non possiamo che augurarci che questo non significhi niente.

Beh, per metà è stato così. Lo stadio è completamente pieno, distinti e curve inferiori compresi. E il primo tempo, lo sappiamo, è fondamentale. Gli azzurri attaccano verso di noi e quindi ci aspettiamo di vedere chiudere la partita sotto la nostra curva. Dall’altra curva si alza uno striscione che parla più o meno di “vento che soffia la canoa per un altro giro di boa…”. Impossibile non ironizzare sul nuovo modello di “canoa a vela” inventato per l’occasione. La canoa, l’unica che non ha bisogno del vento. Già li vediamo paonazzi a soffiare inutilmente per tutti i 90 minuti!

Ma torniamo alla partita. Come all’andata, il nostro goal lo devono fare loro. Qualcuno è convinto che sia un tacco di Cavani deviato, altri vedono un intervento pulito del difensore nella loro porta, altri hanno solo occhi per la palla in porta e proiettarsi già un po’ a Roma.

Ma il secondo, ragazzi miei, è un capolavoro. 15 secondi per tre tocchi e un contropiede micidiale con Cavani che, questa volta, la mette dentro lui senza dubbio alcuno. Io sono sommersa da tutti, tanto che mi devono sollevare dai sediolini due braccia amiche al terzo urlo dello stadio “CA-VA-NI!!”. Ora abbiamo già un po’ più di Olimpico negli occhi. Vogliamo il terzo per chiudere ogni speranza al Siena.

E invece dobbiamo soffrire. E soffrire tanto. Dobbiamo vedere un Napoli che arranca, difende il risultato, non ce la fa a ripartire e quando lo fa, soprattutto in due occasioni, si ritrova con un Lavezzi e un Hamsik poco lucidi che non finalizzano. Non siamo contenti, ce lo si legge negli occhi terrorizzati dal pericolo della beffa finale. Applaudiamo Aronica perché questa volta spazzare senza se e senza ma sembra la scelta migliore, incoraggiamo a stento Smaili che riesce a trasformare un contropiede per noi in un contropiede per loro con una verticalizzazione al bacio. Chiediamo Vargas, quasi estenuati da cambi che arrivano sempre a fine partita. Ci rammarichiamo per il cartellino a Gargano, ipotizzando una gomitata perché dalla curva non ci sembrava un fallo cattivo e così rischioso. Ogni cinque minuti c’è qualcuno che a turno ripete che anche Cavani è diffidato. E poi anche altri tre che non ricordiamo. Dobbiamo stare attenti e con un Siena che attacca in quel modo dobbiamo esserlo ancora di più.  E poi perdiamo Maggio, pare, per parecchio tempo. Sempre troppo per uno come lui.

Insomma. Per i nostri azzurri non è stata una passeggiata. Lo è stata invece, e anche abbastabza lunga, per chi ancora una volta ha trovato la metropolitana chiusa alle 22:30 dopo una semifinale che ha mosso circa 60mila persone. Una mancanza di rispetto e di organizzazione che non ti fa vivere la gioia fino in fondo. Per quanto rigaurda la partita, invece,   speravamo in un risultato meno ansiogeno. Ma siamo in finale dopo tanti anni. E resta il fatto che per loro Mezzaroma resta il nome del Presidente, per noi quella che andremo a invadere il 20 maggio. L’altra mezza sarà di altri bianconeri.

A pensarci bene, dopo il Cesena, il Siena è la seconda squadra bianconera che eliminiamo. Vuoi vedere che non c’è due senza tre?!

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