Morte Maradona, non c’è pace: un altro processo, il motivo è orrendo

Non c’è pace per Diego Armando Maradona: sta per iniziare un nuovo processo in seguito alla sua morte: svelato il motivo.

Diego Armando Maradona è stato l’uomo simbolo di Napoli. L’uomo che ha portato i napoletani alla vittoria quando nessuno poteva più nemmeno immaginare di poter vincere. Maradona ha scelto Napoli e i napoletani quando nessuno avrebbe scelto quella terra bagnata dal mare e scottata dal Vesuvio.

Maradona è stato l’uomo del primo scudetto. Con la sua classe e le sue giocate ha permesso al Napoli di imporsi sui club del nord che da sempre hanno monopolizzato la Serie A.

Non c’è bisogno di dire che i napoletani sono letteralmente impazziti per lui che è diventato il beniamino di tutti. I napoletani si identificavano in Maradona e Maradona faceva lo stesso.

La morte del “Pibe de Oro“, dunque, ha lasciato un vuoto nel cuore del popolo partenopeo che ha perso la sua guida. La città di Napoli ha dedicato, poi, al suo numero 10 lo stadio dove ogni domenica faceva sognare ad occhi aperti i tifosi azzurri.

Oggi, a distanza di tre anni e mezzo dalla sua morte, però, non c’è pace per Maradona e prossimamente inizierà un nuovo processo.

Morte Maradona, a breve nuovo processo

Era il novembre del 2020, quando la notizia della morte fece il giro del mondo. Da quel momento sono state tante le notizie arrivate da Buenos Aires, ma anche moltissimi dubbi sono stati sollevati.

Nel mirino delle indagini è finita l’equipe medica che poco prima aveva operato Maradona.

Morte Maradona
Nuovo processo per la morte di Maradona (LaPresse) – SpazioNapoli.it

Secondo quanto si legge nelle pagine odierne della Gazzetta dello Sport, il prossimo 4 giugno a Buenos Aires si aprirà il processo contro l’equipe medica che si è occupata dell’operazione alla testa e della sua degenza post operatoria. Gli imputati sono indagati per omicidio colposo.

Di seguito quanto evidenziato sulla “Rosea”:

“L’ex campione argentino si era spento all’età di 60 anni per un edema polmonare acuto, causato da un’insufficienza cardiaca cronica, che aveva indotto gli organi di giustizia ad approfondire le circostanze della morte. Le conclusioni hanno indotto a rinviare a giudizio otto persone: il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov e sei operatori sanitari (lo psicologo Carlos Ángel Charly Díaz, la coordinatrice medica Nancy Edith Forlini, il coordinatore infermieristico Mariano Ariel Perroni, gli infermieri Dahiana Gisela Madrid, Ricardo Omar Almirón e il medico clinico Pedro Pablo Di Spagna). L’accusa – in linea con quanto aveva richiesto il Pubblico Ministero – è di omicidio colposo semplice con eventuale dolo, reato a cui corrisponde una pena detentiva che può variare dagli 8 ai 25 anni”.

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