La panchina delle spine

Uno Scudetto dopo 33 anni. Una Champions fino ai quarti di finale, mai come prima nella storia del Napoli. Con questa pesante eredità, Spalletti ha lasciato l’azzurro. Al suo posto arriva Garcia: per molti non un vincente (e dando una sbirciata al palmares possiamo pure dare loro ragione). Per molti non all’altezza, addirittura inadeguato.

Il Napoli che ha vinto lo Scudetto non può prendere Garcia”: lo abbiamo sentito tutti almeno una volta. Peccato che sembra sfuggire il contesto storico. Uno dei più delicati, anche se storico: perché arrivare a Napoli dopo una stagione del genere è, professionalmente parlando, un rischio.

Quante possibilità ha il Napoli di poter fare meglio rispetto allo scorso anno? Quante possibilità ci sono, invece, che si possa fare peggio? E se per peggio si intende un secondo posto e una dignitosa Champions, ecco che troviamo il nodo della questione: la panchina azzurra, a oggi, è bella rosa rossa piena di spine. Di quelle che fa tremare anche i nomi più grandi.

Rudi Garcia al Napoli
Rudi Garcia (ANSA) 16052023 Spazionapoli.it

Il Napoli non è di certo il Real e non ha nemmeno centinaia di milioni di euro da investire ogni anno. Il nodo è altrove: gli azzurri oggi sono davanti a un bivio cruciale e non riuscire a portare a casa il risultato per un nome di prima fascia potrebbe essere un forte passo indietro. Insomma, per essere più diretti, per un top conviene aspettare una big (come quelle citate in precedenza) piuttosto che mettersi gioco in una realtà che ambisce a tanto, ma che ha per propria filosofia dei parametri da rispettare.

Nonostante uno Scudetto e l’ambizione dichiarata di una società e di una piazza che pretende tanto e subito. Scenario intrigante, ma forse non per chi ha curriculum e carriera da salvaguardare.

Rudi Garcia non è il più forte e nemmeno il più vincente, questo è fuor dubbio. Ma un profilo che ha accettato di accogliere questa sfida. Solo per questo l’ex Roma meriterebbe quantomeno rispetto, con la speranza che questa scelta sia solo il primo passaggio di un processo che possa portare ancora più in alto. E, magari, un giorno far diventare Napoli una piazza in cui la reale possibilità di vincere con continuità possa domare ogni calcolo professionale.

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