E ora sentirsi onnipotenti è un bene o un male?

E ora che succede?

Come ci si sente dopo aver portato uno Scudetto a Napoli ed averlo fatto nell’anno della rivoluzione tecnica?

Quale tasso di autostima si possiede quando saluti Insigne, Mertens e Koulibaly e vinci con Kim, Kvaratskhelia e Osimhen, lo stesso che in tanti volevano scambiare con Cristiano Ronaldo?

C’è solo una parola che può spiegare questa assurda sensazione: ONNIPOTENZA.

E non appartiene solo ad Aurelio De Laurentiis, il Presidente delle scelte difficili e vincenti.

Questo senso di onnipotenza lo si respira nelle strade di Napoli, nel chiacchiericcio da bar e sui social: tutti i tifosi del Napoli si sentono padroni del proprio destino, a prescindere dalla figure che saranno coinvolte.

“Addio di Giuntoli? No problem, chiunque verrà saprà fare bene perché la vera forza del Napoli è proprio De Laurentiis”.

“Va via Spalletti? Il presidente saprà scegliere bene anche questa volta, nessun dubbio”.

“Osimhen e Kim venduti per 200 milioni? Si fa la squadra ancora più forte!”.

Vincere toglie le paure

Ecco, il sentiment ora è questo ed è anche naturalissimo. Vincere toglie le paure e ci si sente forti.

Ma è altrettanto rischioso pensare che anche tutte le future scelte siano fortunate a prescindere, solo perché si è vinto uno Scudetto dopo 33 anni.

Rischiare salutando Spalletti e Giuntoli insieme, Kim ed Osimhen poi, non può non essere rischioso.

È anche vero che non ha senso trattenere chi in un posto sente di aver già dato tutto e cerca aria nuova. Oggi i rapporti si consumano in fretta, un anno passato insieme equivale ai vecchi dieci, e in ogni professione gli stimoli contano più del danaro.

Diventa necessario, quindi, rischiare ogni anno di scelta in scelta.

Più difficile rispetto al passato aprire cicli, basti osservare il campionato italiano che nelle ultime tre stagioni ha visto tre vincitori diversi.

Per continuare a vincere servono i soliti piedi per terra, non per forza alzare ingaggi o spese folli.

Serve praticamente il solito De Laurentiis, che non cambi mai, nonostante quella sana e folle sensazione di onnipotenza che potrebbe averlo rapito.

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