Scontri in Curva B durante Napoli-Milan, il leader dei Fedayn fa chiarezza

Le immagini degli scontri in Curva B tra gruppi ultras del Napoli nel corso del match di domenica scorsa contro il Milan hanno fatto il giro di Italia.

La protesta ultras e il caso striscioni al Maradona sono gli argomenti che stanno occupando le prime pagine dei quotidiani e dei siti sportivi: il fantastico lavoro della squadra di Spalletti sembra ormai passato quasi in secondo piano.

Curva B infiammata durante Napoli Milan
Curva B Maradona durante Napoli Milan

Sugli scontri e sul regolamento d’uso al Maradona è intervenuto Alessandro Cosentino, storico leader dei Fedayn, gruppo ultras presente in Curva B. Queste le sue parole ai microfoni di ANSA.

I fumogeni non sono stati lanciati in campo, è stato più che altro un modo per dimostrare la nostra rabbia, per dire “Noi siamo sempre stati accanto a te, nel bene e nel male”.

C’è stata una diatriba tra un gruppo che faceva finta di niente: noi abbiamo sempre fatti i cori insieme, mentre domenica c’era questo silenzio e alcune persone non si sono trovate d’accordo, ma tutto è finito lì. Tutto ciò che è violenza non è accomunabile allo sport e alle partite di calcio.

Da sempre c’è questo confronto tra un colore sociale e un altro, tra un pensiero e un altro e quindi, se litigano un gruppo di amici per la partita del calcetto del giovedì, come non potrebbe accadere in una storia così importante come è quella dei gruppi. Inoltre ci dimentichiamo di una cosa importante: ci hanno chiamato terroni, colerosi, terremotati, ma adesso la gente sembra se ne sia dimenticata. Sono anni che in tutti gli stadi di Italia troviamo ostilità per la nostra terra.

Gli scontri sono da sempre condannabili e non giustificabili, ma accadono in tutto il mondo, non solo Napoli, anzi forse il nostro è rimasto uno dei pochi stadi in cui si sta ancora bene. Io non accomuno la parola ultras alla violenza, noi abbiamo fatto tanto nel sociale e abbiamo partecipato a molte manifestazioni per i bambini negli ospedali e per tutte le persone che hanno bisogno di una mano.

Noi facciamo sacrifici per stare accanto al Napoli, maciniamo chilometri e lasciamo le nostre famiglie e i nostri bambini per questa grande passione. Mettiamo noi mano alle nostre tasche per tutte le coreografie che abbiamo fatto negli anni e il nostro caro presidente ne rimase sbalordito, ne fu molto fiero e disse che dovevano essere fatti in tutti i settori dello stadio.

De Laurentiis, appena arrivò a Napoli, ci volle incontrare, sia Curva A sia Curva B, all’Hotel Vanvitelli a Caserta. Lui poteva essere, dopo Maradona, il simbolo della rinascita di Napoli, poteva avere una statua a mezzobusto in tutti i quartieri della città per quello che ha fatto e per quello che ha dato nel senso sportivo della cosa. Il problema è che nn ha mai capito come porsi, in passato ha criticato la nostra terra e le nostre tradizioni e ancora oggi lo sta facendo con questa situazione assurda.

Noi volevamo un confronto con lui per capire il perché di questa ostinazione, ma non c’è mai stata data l’opportunità di incontrarlo. Fino a ieri la contestazione arrivava dagli altri settori, credo che lui soffra di essere il primo attore e si è inventato questa storia del tifo e delle coreografie. Una settimana ti fanno entrare bandiere e striscioni e la settimana dopo no. Una volta ci hanno risposto che non potevamo per gli incidenti con i romani, una volta per quelli di Francoforte, ma uno non può condannare senza aver capito da chi partano questi scontri. Oggi parlano del regolamento d’uso, ma dovrebbe valere per tutti, anche per il settore ospiti, ma questo non avviene.

Loro ci conoscono tutti, l’ultimo arrivato viene da 20 anni al campo, non c’è bisogno di indentificarci, sanno benissimo che ragazzi siamo. Non abbiamo mai chiesto un biglietto gratis, né agevolazioni di ogni tipo, mai nulla. Oggi è venuto fuori questo modulo da compilare, ma a noi non è mai stato chiesto nulla. Noi ci siamo sempre presentati con bandiere e striscioni storici e non ci è mai stato imposto nulla. A volte nemmeno apriamo gli zaini, perché gli steward sanno cosa c’è all’interno, non mancherebbero di rispetto.

Oggi non immagino proprio una festa scudetto, sono così deluso da tutto quello che ci sta accadendo. Siamo ragazzi che non ci meritavamo questo trattamento, credo che il mi tempo sia finito, tutto questo non mi appartiene più, è tutto un mondo virtuale, di social e di tuta gente che parla a sproposito sul movimento ultras. Secondo me, il mondo ultras è morto già da qualche anno.

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