Koulibaly, il gol a gioco fermo, il razzismo e la sua vendetta elegante

Era impossibile non accorgersene. Fischio di Rocchi, gioco fermo. Koulibaly raccoglie una palla a mezza altezza e la scaraventa con un destro violento alle spalle di Buffon. Qualche tifoso azzurro all’Allianz Stadium, per un attimo, non accorgendosi del fischio dell’arbitro, esulta, prima di strozzare l’urlo in gola.

Da parte della tifoseria juventina, invece, si sentono sgradevoli versi, evocanti il verso della scimmia, chiaramente razzisti. Uno spettacolo indecente, in seguito al quale il senegalese non si è minimamente scomposto.

Il 26 azzurro ha continuato a difendere la causa azzurra dalle timide iniziative bianconere, annullando di fatto l’attacco juventino, finchè non ha deciso di andare in cielo a prendere il cross di Callejòn e di battere in maniera imperiosa Buffon.

E poi la corsa, la gioia condivisa con i compagni, nessuna voglia di rinfacciare a quell’ala ignorante del tifo bianconero la vergognosa offesa ricevuta poco prima. Indifferenza per l’ignoranza, solo grande voglia di far festa con il gruppo.

Eleganza, potenza e maturità. Oltre alla capacità di decidere una partita fondamentale come quella dell’Allianz Stadium.

Kalidou Koulibaly occupava già un posto nel cuore dei tifosi azzurri, ma dopo la rivincita pacata ma dolorosa (per loro) che si è preso su quel manipolo di ignoranti, dopo la gioia che ha regalato alle migliaia di cuori azzurri che si sono riversate in strada, si è assicurato la permanenza della storia del calcio.

Con il suo stile, quello del lavoro diligente, dell’eleganza.

MARCO BREGLIO

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