Meglio tardi che mai

Arkadiusz Milik è tornato. Stava già dimostrando di poterlo fare. Lo aveva accennato nella trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, che la fame e la determinazione stavano tornando a livelli alti.

Scacciati i fantasmi di un timore giustificato verso il possibile riproporsi che lo ha tenuto lontano dai campi per più di mezza stagione per due stagioni di fila, negli occhi, ma soprattutto nelle gambe e nella testa del polacco, sembra tornata la grinta necessaria a dare una grande mano al Napoli.

E come in una escalation che si rispetti, dopo un paio di apparizioni timide e quella decisa della gara con il Sassuolo, Milik ha risvegliato la squadra anche nella gara contro il Chievo. Una serie di tentativi pericolosi lo hanno visto protagonista già prima di quell’arcobaleno tracciato da Insigne che è partito dalla trequarti e ha raggiunto la testa del polacco.

Superlativo anche il movimento del centravanti, per farsi trovare al posto giusto al momento giusto, con un preciso e letale colpo di testa. L’assenza prolungata di Milik ha significato tanto, in termini negativi, per il Napoli ed è un dettaglio che nella valutazione generale è assolutamente intrascurabile. 

Sì, perchè oltre alla proverbiale necessità di far riposare Mertens, uno dei più stanchi oggi e che necessiterebbe di un momento di respiro, la figura del numero 99 rappresenta una possibilità di variare lo spartito che predilige la tecnica e la palla bassa, con varianti che puntino sulla fisicità e sulla capacità di trasformare in oro le palle alte. 

Non è un caso che, anche nella perla finale di Diawara, ci sia la partecipazione di Milik, che spizzando di testa mette il pallone nelle condizioni di raggiungere il guineano, che poi con una giocata eccezionale fa venir giù lo stadio San Paolo. 

Un ritorno, dunque, fondamentale. Perchè anche Dries Mertens è umano e necessita di uno stop, o quanto meno di dosare meglio le forze. Ma soprattutto perchè questo Milik, con questa determinazione e con questa capacità di determinare, può davvero essere un arma in più.

Sicuramente sarebbe servito e tanto già da prima, ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai. 

MARCO BREGLIO

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