La cornice azzurra-rossoblù di Marassi risponde all’odio sugli spalti: il calcio è amore

Lo stadio è quel posto in cui si tende a dare rilevanza all’episodio sgradevole e non si dà il giusto peso a un’espressione di bellezza. Lo stadio accentua le passioni del tifoso, che può urlare senza freni, esprimere (purtroppo) la propria pochezza senza grande controllo, abbracciare la propria squadra e abbracciarsi energicamente.

Tifosi rivali, tifosi nemici i tifosi avversari. Per alcuni, non per tutti. Perché la filosofia esatta che vede nel calcio un momento di unione e di festa, trova spesso stupende espressioni. Lo fa, sempre, quando a incontrarsi sono Napoli e Genoa. Il gemellaggio tra le due tifoserie, che per molti affonda le sue radici nel 16 maggio del 1982 (il 2-2 tra le due squadre risparmiò la retrocessione del Grifone condannando il Milan in serie B), regala sempre grandi emozioni e restituisce a molti il senso del calcio.

Sugli spalti di Marassi si mescolano i colori azzurri a quelli rossoblù in un abbraccio collettivo che deve far riflettere su quale debba essere la normalità. Un teatro di una competizione sportiva deve emanare e incarnare i principi dello sport: l’entusiasmo, la lealtà, la passione, il rispetto.

Seimila gli azzurri presenti nella casa del Grifone, dove a vincere è l’umanità, in molte delle sue sfaccettature. Dal prepartita, di bandiere rivali e sorelle che si incrociano al centro del campo e sugli spalti, di un coro unanime e senza colori che canta con il cuore in mano Napule è e restituisce un senso di unità e di assenza di confini.

Al minuto di riflessione per i fatti occorsi all’Olimpico, con la lettura di un passo del Diario di Anne Frank accompagnato da un rispettoso silenzio, mai scontato, viste le reazioni su altri campi, primo su tutti il Dall’Ara di Bologna, con copiosi fischi da parte tifoseria laziale, proprio la protagonista dei tristissimi gesti antisemiti.

Un ulteriore e triste esempio di un calcio come veicolo di ignoranza e di bassezza morale. Una fotografia dell’imbecillità di alcuni. Lasciando per un attimo in secondo piano il seppur ricco spettacolo offerto dal campo, invece, c’è da esaltare e da prendere in esame l’atteggiamento del pubblico di Marassi. Un ambiente che ha saputo traspirare sport, nel complesso dei significati di questa parola. Un esempio da esportare e da mostrare a chi nel calcio vede odio. Il calcio è unione, è emozione, dalla delusione all’euforia, è rivalità, ma mai odio. 

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