ESCLUSIVA – Stefano Ceci, l’amico di Maradona si racconta: “Ecco com’è nata la nostra amicizia. Diego a Napoli? Solo ad una condizione”

La passione di ogni partenopeo per il calcio è legata indissolubilmente al ricordo di Diego Armando Maradona, il calciatore più forte e carismatico di tutti i tempi.

D1OS – così battezzato dai suoi beniamini –  è stato ed è ancora l’idolo di tutti i tifosi del Napoli. Stefano Ceci, fin da bambino, condivideva con i suoi coetanei un sogno: conoscere El Pibe de Oro. Un desiderio che accomunava tutti scugnizzi partenopei nei tempi d’oro del calciatore argentino.

Stefano, però, da quel primo incontro nel 2000, è diventato il suo amico fraterno. “Ho conosciuto Diego nel suo momento peggiore: quando lui era ricoverato in una clinica per il percorso di recupero dalla tossicodipendenza – confessa in esclusiva ai microfoni di SpazioNapoli.it – era solo, abbandonato, dopo tutto quello che era successo i suoi amici si contavano sulle dita di una mano. Da allora gli sono sempre vicino, come un fratello”. La sua, oltre che una grande dimostrazione di affetto, è stata una vera e propria scelta di vita, sempre al seguito del campione argentino. “La mia può essere definita una follia, ma ne vado fiero”. E allora Stefano ha deciso di scrivere un libro su questa meravigliosa ed incredibile storia, “Maradona, il sogno di un bambino”. Il sogno inseguito per anni e poi realizzato: essere l’amico del suo idolo.

Qual è il ricordo più bello che ti lega a Maradona come calciatore e Maradona come amico? Come tifoso è quello di ogni napoletano ed amante del calcio, aver visto il calciatore più forte di sempre. Come amico, il presente: essere ricambiato di tutto l’amore dato a Diego. Sapere che sono importante per lui è la mia gioia più grande. Una volta mi disse: «Prima o poi mi tradirai anche tu», la mia soddisfazione è quella di non avergli mai voltato le spalle, nemmeno nei momenti difficili”.

Oltre ad essere amico fraterno di Diego, sei anche il suo assistente personale,  il suo manager, quali sono i suoi progetti e prima o poi ricoprirà un ruolo dirigenziale (o tecnico) nel Napoli?

“Non piace la parola manager, io collaboro con lui e curo i suoi interessi, ma sono prima di tutto un amico, un fratello.  Diego il ricordo di Napoli lo porta dentro sempre, ricorda le emozioni, la gente. Ma non basta l’accoglienza del pubblico per lavorare in una società, ma delle basi solide, delle persone che vogliano puntare realmente su di lui, per venire a vincere, non per essere un fenomeno da circo. Se n’è parlato tanto, ma ripeto, ci vogliono basi concrete. Il piacere di collaborare deve essere ricambiato e non unilaterale. Diego verrebbe con un progetto serio e ad oggi non lo vedo. Inoltre dipenderebbe anche dal ruolo, non so quanto possa essere facile gestire la sua figura quotidianamente”.

De Laurentiis più volte ha parlato di un ruolo di ambasciatore di Napoli nel mondo…

“Le parole lasciano il tempo che trovano. Non hanno mai contattato Diego, né me e nessun altro. Il presidente azzurro incontrò Maradona un anno fa, ma non ha mai accennato nulla. Lui accetterebbe, ma con un progetto reale”.

“Maradona, il sogno di un bambino” è già in edicola e dalla prossima settimana sarà presente in tutte le librerie italiane. Cosa può rappresentare per i tifosi napoletani?

“Questo libro è di tutti noi. Nella prima parte ripercorre le emozioni che hanno vissuto in tanti. Le partite al San Paolo, le trasferte, le rincorse per una fotografia. Ognuno di noi si può ritrovare in prima persona in ciò che è raccontato. Poi c’è una seconda fase: l’amicizia con l’idolo dell’infanzia e dell’adolescenza. Quel sogno realizzato. Il sentirsi ogni giorno, condividere insieme momenti importanti. L’amicizia, quella vera, quella basata sull’amore”.

Andrea Gagliotti

(Twitter: @AndreaGagliotti)

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